I Patriarchi profumano d’Oriente, con la loro autorità morale hanno condotto i popoli fuori dai deserti, naturali e spirituali. Il significato etimologico della parola greca patridrhes è “sono a capo di una stirpe”. Nell’immaginario laico appaiono invece come uomini soli, un po’ selvatici, come erano Noè e Polifemo, una sorta di Pan sovrannaturali che insegnano agli uomini i segreti della viticoltura e della caseificazione. Oggi di fronte ad una vite di 80-100 anni si rimane sempre un po’ sorpresi e pieni di ammirazione. È un incontro peraltro sempre più raro nella viticoltura europea, mentre è più facile avere la fortuna di trovare viti molto vecchie nel vicino Oriente o nelle zone della viticoltura più antica dell’Australia. Nella viticoltura prefillosserica si ricordano numerosi esempi di piante che avevano anche 300-400 anni: la parte alta del vigneto di Clos de Vougeot dove le viti ai tempi della Rivoluzione francese avevano 400-500 anni. Ancora oggi si ricorda una vite presente nel Collegio dei Gesuiti a Reims che ha più di 300 anni o la vite di Versoaln, un vitigno ormai scomparso, presente in AltoAdige nel paese di Prissiano, di oltre 350 anni.
Viti allevate ad alberate nel casertano (foto Sebastiano Di Maria) |
In Campania sulla costiera amalfitana ed in Irpinia non è difficile incontrare ceppi di Tintore, di Aglianico o di Sirica di età superiore ai 250 anni. Viene spontaneo chiedersi da dove deriva questa longevità, ma non è possibile dare una risposta univoca: oltre alle condizioni particolari dello sviluppo radicale, la mancanza dell’innesto ha un ruolo certamente significativo assieme all’equilibrio vegeto-produttivo che quella pianta ha avuto nel corso della sua vita. La viticoltura italiana, soprattutto quella di qualche lustro fa, era ricca di Patriarchi, ma le esigenze economiche connesse alla gestione dei vigneti ed il rapido mutamento dei gusti dei consumatori hanno accelerato la loro scomparsa. Cosa fare dei Patriarchi che rimangono? In primis sollevare il problema della loro scomparsa dimostrando che questa rappresenta una perdita grave per la nostra viticoltura, soprattutto per le informazioni che possiamo trarre dal genoma delle piante. E come per la Syrica, per la quale si giunti alla scoperta dei suoi genitori solo attraverso il Dna di alcune queste vecchie viti, chissà di quanti altri vitigni, oggi in coltivazione, si potrebbe scoprirne le antiche origini.
Fonte: Tre Bicchieri Gambero Rosso (Articolo a firma del Prof. Attilio Scienza)