venerdì 22 febbraio 2013

UN MOLISE DIVINO: WORK IN PROGRESS

Si è concluso, ieri pomeriggio, nella sala del Convitto dell’Istituto Tecnico “San Pardo” di Larino, il trittico di lezioni riguardanti l’analisi sensoriale e l’approccio alla degustazione del vino, magistralmente condotto dai rappresentanti delle più importanti associazioni di categoria presenti sul territorio. Si sono alternati, come relatori ed esperti degustatori, sommelier e docenti di corsi di qualificata esperienza, anche in ambito nazionale, che hanno letteralmente calamitato gli sguardi e le attenzioni dei corsisti, in particolar gli studenti, che hanno avuto modo di apprezzare e conoscere le diverse sfumature delle produzioni enologiche regionali. Il diverso approccio dei singoli relatori, dal tecnicismo del servizio fino alla terminologia adottata, passando per gli aspetti agronomici e della relativa influenza sulle qualità del vino, ha contribuito a chiarire molti concetti espressi nelle lezioni frontali precedenti, cosa che sarà ulteriormente affinata e arricchita nelle visite aziendali che seguiranno nelle prossime settimane. I prossimi due appuntamenti, di fatti, riguarderanno due delle realtà territoriali più importanti, ossia le cantine Borgo di Colloredo e Di Majo Norante, situate entrambe nel comune di Campomarino, il più vitato della regione, in cui saranno valutati tutti gli aspetti tecnologici e agronomici delle loro produzioni e sarà l’occasione per comprendere meglio quelle che sono le prerogative e le problematiche concernenti i vini degustati durante le lezioni, cui se ne aggiungeranno altri durante le visite.

Antonio Albanese, nella famosa parodia sul ruolo del sommelier
La prima lezione sulla degustazione è stata tenuta dal sommelier Gabriele Di Blasio, dell’associazione italiana sommelier (AIS), e presidente del Movimento Turismo del Vino in Molise, che ha descritto in maniera dettagliata quella che è la terminologia e l’approccio corretto per una degustazione professionale, facendo riferimento ai diversi aspetti riguardanti l’utilizzo dei sensi nella tecnica e cercando di mettere a fuoco quelli più importanti. I vini in degustazione, rigorosamente alla cieca per non influenzare in alcun misura il giudizio dei corsisti, sono stati rispettivamente il Ricupo 2009 di Angelo D’Uva, un Montepulciano in purezza, il Gironia 2011 rosato delle cantine Borgo di Colloredo, un blend di Montepulciano e Aglianico e, per finire, una Falanghina 2011 di Di Majo Norante. All’approccio degustativo è seguito l’abbinamento a due prodotti tipici regionali, la soppressata e il caciocavallo. L’amico Pasquale Di Lena, grande conoscitore del mondo del vino e della relativa cultura, presente all’incontro, ha scritto:
Il vino, che io considero da sempre una spremuta di cultura prima ancora che una bevanda alimento, è parte di un mondo complesso con diversi protagonisti e testimone dei territori più belli e più ricchi di storia e di tradizioni. Conoscerlo e riconoscerlo vuol dire riportare alla memoria ambienti e personaggi, dialoghi e convivialità, dare spazio alle emozioni che i suoi caratteri organolettici sprigionano con la degustazione.
Il relatore, secondo lo scrittore ed esperto di enogastronomia,
ha saputo spiegare nei particolari questi caratteri dando a ognuno stimoli per approfondire la conoscenza del vino e vivere con esso un rapporto, un dialogo che apre alla sobrietà e alla moderazione,
che poi rappresenta, quest’ultimo, uno degli obiettivi del corso, che sarà curato in dettaglio in una delle lezioni.

Gabriele Di Blasio durante la lezione
Il secondo appuntamento, invece, è stato curato da Rudy Rinaldi e Celeste Di Lizio, pluripremiati membri dell’associazione della sommellerie professionale italiana (ASPI), che hanno messo a fuoco alcuni dettagli del servizio, come la decantazione e l’approccio degustativo di vini, individuando le classi di famiglie di odori più importanti e l’associazione alle diverse tipologie di vino, ponendo l’accento sugli atteggiamenti e sulle rinunce che un abile degustatore deve assumere per una valutazione più oggettiva possibile. Si tratta di una professionalità, come hanno affermato gli stessi, che fatta con passione e dedizione può aprire importanti scenari lavorativi, sia nella ristorazione sia in quello della comunicazione e della consulenza aziendale. Pasquale Di Lena, ancora una volta, ha colto gli aspetti salienti della lezione, definendo il vino
un mondo ricco di misteri che si raccolgono nella luce che si riflette nel bicchiere, nel profumo e nel sapore
 
che esso sprigiona. Il ruolo del degustatore, ossia la scoperta di questi misteri che poi rappresentano il fascino della degustazione stessa, sono
una vera e propria arte che ha bisogno della memoria e di allenamento per potersi esprimere al massimo oltre che di cultura, per andare alla scoperta dell'origine del vino e dare al vino il compito che a esso maggiormente spetta che è quello di dare ordine alla sequenza dei piatti per legare insieme, così, esaltare, i diversi sapori.
Infatti, al termine della lezione, sono state servite alcune pietanze ai corsisti e gli stessi si sono cimentati, in base alle direttive dei docenti, con l’abbinamento dei vini in degustazione, nella fattispecie un Gironia 2006 rosso Biferno della cantina Borgo di Colloredo, un blend di Montepulciano e Aglianico affinato 24 mesi in botti di rovere e barrique, una Falanghina Keres 2011 di Angelo D’Uva e, per finire, un passito da moscato reale, l’Apianae di Di Majo Norante, uno dei simboli dell’enologia regionale.

Celeste Di Lizio e Rudy Rinaldi durante la lezione
L’ultimo approccio degustativo, condotto in maniera esemplare da un punto di vista tecnico, perché ha evidenziato il filo conduttore che lega il terroir alla tipologia di vino, nella fattispecie la Tintilia, è stato svolto dal dott. Pierluigi Cocchini, funzionario dell’ufficio vitivinicolo dell’Arsiam, e docente Slow Food e uno dei curatori della relativa guida, che come tecnico di provata esperienza e consulente aziendale, ha tracciato le linee guida che sono alla base di un grande vino. Non contano gli affinamenti in legno o in acciaio, né tantomeno le filosofie produttive, siano esse naturalistiche o convenzionali, biologiche o biodinamiche, con lieviti spontanei o selezionati, ma è indispensabile, secondo il professionista, che il vino sia legato al territorio, che sia anche scontroso o spigoloso, purché privo di difetti oggettivi, ma che rifletta quello che è il vitigno e il relativo terroir, fatto di qualità in vigna e intromissione minima in cantina. Spesso, sempre secondo Cocchini, di cui condivido in pieno alcuni concetti, già espressi più volte nel blog, si fanno vini per il mercato, piacevoli e beverini, utilizzando il meglio della tecnologia enologica, dimenticandosi spesso le peculiarità che solo un territorio può offrire, andandosi a impelagare in un mare di vini tutti uguali.

Pierluigi Cocchini durante la degustazione
Dopo aver descritto le sue esperienze professionali, si è passati alla degustazione dei vini, dando libertà di giudizio e osservazione critica ai corsisti, arricchiti, per l’occasione, da Rudy Rinaldi, pluripremiato sommelier a livello nazionale già docente del corso, che ha vestito, per l’occasione, i panni di discente. In anteprima per la “Scuola del gusto”, è stata degustata una Falanghina 2012 di Terresacre, giovane e dinamica realtà produttiva di Montenero di Bisaccia, con uno dei vitigni più intimamente legati al territorio regionale da sempre. Di seguito, sono finiti sotto la lente d’ingrandimento tre vini ottenuti dal vitigno simbolo del rilancio del settore vitivinicolo regionale, rispettivamente una Tintilia 2008 delle Cantine Cipressi, azienda che per prima ha investito sull’autoctono, una Tintilia 2009 di Terresacre e, infine, una Tintilia 2010 Riserva di Di Majo Norante.

Tre Tintilia in degustazione, fornite dalle aziende sostenitrici della "Scuola del Gusto"
La crescita di un territorio passa anche dalla viticoltura e dall’espressione che lo stesso ha sul vino, fatto di passione in vigna, frutto di esperienza e consapevolezza, che permetta di ottenere un prodotto di qualità che in cantina vada “violentato” meno possibile, cercando di assecondare quelle che sono le peculiarità del terroir. Indipendentemente dalla filosofia produttiva, bisogna essere in grado di individuare questi aspetti e di proporli in maniera forte come simbolo di un’identità territoriale, di un Molise divino.

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com


 

sabato 16 febbraio 2013

DI MAJO NORANTE ANCORA SELEZIONATO PER OPERA WINE

Anche nel 2013, nella prestigiosa anteprima del Vinitaly, il 6 di Aprile a Verona, torna la selezione delle migliori 100 cantine italiane - quest'anno 103 - da parte della prestigiosa rivista americana Wine Spectator. Con Opera Wine è stata selezionata, per il secondo anno consecutivo, un'azienda molisana,  la Di Majo Norante, simbolo dell'enologia regionale.
 

Fonte: Opera Wine
 
L'azienda è una delle sostenitrici della "Scuola del gusto: Un Molise divino", avendo messo a disposizione, fin dall'inizio, i vini per le degustazioni didattiche in aula e relativa visita aziendale che, in base al programma, avverà giovedì 7 marzo alle ore 15.00. Il vino, che l'azienda ha scelto lo scorso anno per partecipare all'importante vetrina, è stato il Contado 2009, lo stesso che Don Luigi, proprietario dell'azienda, insieme ad altri, mi ha consegnato personalmente per le degustazioni del corso. Ricordo che si tratta dell'unico vino molisano ad aver ricevuto i "Tre Bicchieri" dal Gambero Rosso, mentre la versione 2007 è stata premiata, sempre dalla stessa rivista, come vino con il miglior rapporto qualità/prezzo in Italia. Si ringrazia, ancora una volta, la proprietà per la fiducia e il sostegno accordato, fin da subito, che certifica, casomai c'è ne fosse ancora bisogno, la qualità e la valenza del progetto "Scuola del gusto".

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com

 
 

venerdì 15 febbraio 2013

I MISTERI DEL VINO

Un altro bellissimo pomeriggio all'insegna della degustazione del vino organizzato dalla Scuola del Gusto nella sala del Convitto dell'Istituto Tecnico "San Pardo" di Larino. Protagonisti due pilastri dell'ASPI, l'Associazione della Sommellerie professionale italiana, Celeste Di Lizio e Rudy Rinaldi, pluripremiati per la loro grande professionalità in un campo che ha sempre più successo.
 
Celeste Di Lizio e Rudy Rinaldi (ASPI). In secondo piano Sebastiano Di Maria.
 
Il vino è un mondo ricco di misteri che si raccolgono nella luce che si riflette nel bicchiere, nel profumo e nel sapore ed è la scoperta di questi misteri il fascino della degustazione, una vera e propria arte che ha bisogno della memoria e di allenamento per potersi esprimere al massimo oltre che di cultura, per andare alla scoperta dell'origine del vino e dare al vino il compito che ad esso maggiormente spetta che è quello di dare ordine alla sequenza dei piatti per legare insieme , così, esaltare, i diversi sapori.
Imparare l'arte della degustazione per esprimere il giusto abbinamento e dare a un pranzo o a una cena la corretta armonia.
Come sempre molto attenti i partecipanti al corso che vede protagonisti i vini molisani delle Cantine Terresacre di Montenero di Bisaccia, Borgo di Colloredo e Di Majo Norante di Campomarino, Angelo D'Uva di Larino e Cipressi di San Felice del Molise insieme con l'"azienda che fa viaggiare il Molise, l'Atm.
 
Un momento della degustazione

Puntuale e attento come sempre il coordinamento dell'ideatore della Scuola del Gusto, Sebastiano Di Maria che si avvale della collaborazione dell'Associazione degli ex Allievi e della Dirigenza dell'Istituto Tecnico "S. Pardo".
 
Pasquale Di Lena
 
 

martedì 12 febbraio 2013

CENSIMENTO BIODIVERSITA' VITIVINICOLA

Al Canada il primato delle varietà


di Pasquale Di Lena
Italia a Tavola.net

Ben 474 le varietà di viti censite in Canada, con 48 sinonimi. Nella lista del bellissimo Paese del Nord America, multietnico ed ospitale si trovano alcune delle migliori viti selezionate e conservate con passione.
Quando ci è capitato di leggere la lista internazionale delle varietà di viti, organizzata dall’Oiv, quale risultato della compilazione delle liste dei 33 paesi membri e non membri di questa “Organizzazione internazionale della vite e del vino” e, con nostra grande sorpresa, ci siamo dovuti ricredere sul primato dell’Italia in quanto a biodiversità viticola.
 
 

In testa, con 474 varietà di viti e 48 sinonimi, è il Canada, il delizioso paese del nord america, caratterizzato da lunghi inverni rigidi, che ha accolto gran parte dell’emigrazione italiana dopo la fine della seconda guerra mondiale e per tutta la metà degli anni ’60.
Seguito in classifica, con 453 varietà e 118 sinonimi, dall’Italia; Francia (340 e 62) e Portogallo (340 e 26); Stati Uniti (318 e 21); Nuova Zelanda (306 e 63); Croazia (271 e 186); Romania (230 e 84); Svizzera (223 e 30); Australia (201 e 74) e, al disotto di questa cifra tutti gli altri paesi con il Giappone fanalino di coda con una sola varietà (Kashu) e un solo sinonimo (Kashu kashu).
Fra i vitigni canadesi di chiara origine italiana abbiamo trovato “Corvina”, “Nebbiolo”, “Aleatico” e “Pagadebiti” che richiama il noto vitigno romagnolo.
 
 
Grappoli d'uva congelata, in  Canada,  da cui si ottiene l'Eiswein o Ice Wine, vino dolce da regioni fredde 

E poi, altri nomi italiani che fanno pensare alla loro provenienza dalle regioni del nostro Paese quali compagni dei nostri emigranti, insieme con altre piante, come sono stati, tanti secoli fa, i vitigni introdotti dai coloni greci sbarcati nelle regioni del nostro meridione, in particolare Campania, Puglia e Calabria. C’è anche un “Aurore” che, posso pensare, più che l’Italia richiama la deliziosa cittadina al nord di Toronto, che abbiamo avuto modo di conoscere e visitare più volte grazie al nostro amico Elio, uno che ha dato molto all’immagine che i vini italiani hanno oggi in Ontario e nelle altre provincie del Canada.
L’Italia solo seconda e per poco, un risultato che non toglie ma arricchisce il suo patrimonio di biodiversità con i primati nel campo olivicolo e ortofrutticolo che, con questi ed altri preziosi testimoni, fanno dei nostri territori l’origine della qualità e delle bellezze, soprattutto paesaggistiche.
 

 

sabato 9 febbraio 2013

QUESTIONARIO SUL CONSUMO CONSAPEVOLE DI VINO

Il questionario, naturalmente anonimo, gestito da una piattaforma che fa riferimento alla Facoltà di Economia dell’Università di Chieti (come potete notare nel link), serve per valutare la conoscenza delle produzioni enologiche molisane e il consumo consapevole di vino. I risultati dell'indagine saranno elaborati e discussi nel corso del convegno di chiusura del primo anno della "Scuola del gusto" e pubblicati su organi di stampa. Rivolgo un appello accorato a tutti i lettori del blog a dare il proprio contributo e, magari, di diffonderlo in rete . Possono contribuire alla causa anche i non residenti in Molise. Vi ringrazio anticipatamente. Il link del sondaggio è il seguente:

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sebastiano Di Maria
 
 
 
 

venerdì 8 febbraio 2013

UNA BELLA LEZIONE DI DEGUSTAZIONE CON LA SCUOLA DEL GUSTO

Una bella lezione di degustazione dei vini molisani delle Cantine Terresacre di Montenero di Bisaccia, Di Majo Norante e Borgo di Colloredo di Campomarino, Angelo D'Uva vignaiolo di Larino, Cipressi di San Felice del Molise, quella tenuta oggi pomeriggio al Convitto dell'Istituto tecnico Agrario S. Pardo dal sommelier dell'AIS Gabriele Di Blasio, che è anche presidente del Movimento del Turismo del Molise.

 

Un momento della degustazione

E grande l'attenzione dei numerosi partecipanti al corso ideato, promosso e organizzato da Sebastiano Di Maria con la collaborazione dell'Istituto e degli ex allievi di questa gloriosa scuola. Il vino, che io considero da sempre una spremuta di cultura prima ancora che una bevanda alimento, è parte di un mondo complesso con diversi protagonisti nonchè testimone dei territori più belli e più ricchi di storia e di tradizioni. Conoscerlo e riconoscerlo vuol dire riportare alla memoria ambienti e personaggi, dialoghi e convivialità, dare spazio alle emozioni che i suoi caratteri organoletttici sprigionano con la degustazione.
Il relatore ha saputo spiegare nei particolari questi caratteri dando a ognuno stimoli per approfondire la conoscenza del vino e vivere con esso un rapporto, un dialogo che apre alla sobrietà ed alla moderazione.
 
Il sommelier Gabriele Di Blasio
 
Molti dei partecipanti al corso sono giovani che, attraverso la conoscenza dei caratteri del vino, sapranno berlo con il rispetto che merita una bevanda che, attraverso il territorio con la sua storia e la sua cultura, è parte di noi e della nostra identità. In questo senso ancora un applauso alla Scuola del Gusto, quanti la partecipano e la sostengono, come le istituzioni e le aziende sopra citate alle quali è doveroso aggiungere l'Atm (Azienda Trasporti Molise) che, nei prossimi mesi, porterà il corso a visitare aziende e territori del nostro Molise lungo le strade del vino e dei sapori.
 
Pasquale Di Lena

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