martedì 29 ottobre 2013

L’ULTIMO FLAGELLO DELLA VITICOLTURA: TUTTI SANNO TUTTO, PUR SAPENDO POCO

La vite è ricordata come una pianta che nell'800 ha rischiato di scomparire dall'Europa a causa di alcune malattie americane. L’uso del portainnesto americano e la lotta chimica all’oidio ed alla peronospora, hanno scongiurato questo rischio, ma non è stato facile convincere i viticoltori. Alla base di queste incomprensioni vi erano, quasi esclusivamente, delle ragioni culturali. Anche oggi uno sparuto gruppo di contestatori rifiuta i progressi della scienza, per ritornare a forme di viticoltura pre-ottocentesca, ispirata ai principi della metafisica e dell'esoterismo. Sono nate, così, figure professionali dalle dubbie conoscenze scientifiche, ma abili nel tessere importanti rapporti con la stampa e il mondo degli opinion leader. Fare tutto “magicamente”, sostituendo anni di studio con qualche ora di navigazione in rete, l’esaltazione di un aurea mediocritas.
 
 
 
A questi si sono aggiunti altri “esperti”, i climatologi. Ma forse varrebbe la pena valutare con più serietà la storia climatica del nostro pianeta. Ci si accorgerebbe che da un optimum climatico che aveva portato la vite fino in Scozia e l’ulivo in Valtellina, si è passati in pochi secoli alla cosiddetta “piccola glaciazione” con conseguenze drammatiche sull’agricoltura europea. Analizzando il rapporto clima-CO2, invece, bisogna ricordare che Keeling nel 1957 aveva formulato un modello che prevedeva l’arricchimento progressivo dell’atmosfera di CO2. Incremento che, però, non è mai stato seguito dall’aumento della temperatura. Oggi i modelli di stima prevedono che con il raddoppio della CO2 nel 2050 (560 ppm) si avrà un aumento della temperatura di 0,84 °C. Ma i dati di vendemmia ne confermano l'imprevedibilità. Motivo? Perché l’effetto serra è soprattutto dovuto al vapore acqueo, la cui variabilità non è valutabile con le previsioni. Per quanto riguarda “l’abbaglio” dell’impronta carbonica, è bene ricordare che il vigneto utilizza ampiamente la CO2 prodotta e che quindi essa, lungi dall'essere un veleno, è un mattone fondamentale per la vita del pianeta. Purtroppo come diceva Popper, “Ad una conoscenza finita deve corrispondere una ignoranza infinita”.
 
Fonte: Tre Bicchieri Gambero Rosso (articolo a firma del Prof. Attilio Scienza)
 
 
 

venerdì 25 ottobre 2013

LA COMUNICAZIONE DEL VINO NELL'ERA DEL WEB 2.0

Questo articolo è un estratto della relazione tenuta al convegno "Tintilia tra ricerca, sviluppo e territorio", durante la "Fiera d'ottobre" a Larino, pubblicato sul Blog di Michele Mignogna e sul Giornale del Molise.


Le novità introdotte con il Web 2.0, un mezzo di comunicazione individuale e democratico, dove chiunque può avere accesso sia come fruitore d’informazioni, sia come produttore di contenuti, purché se ne faccia un uso oculato che eviti speculazioni, ridondanza o dispersività, rappresenta un’evoluzione della rete che mette in mano alle aziende nuovi strumenti da sfruttare, che vanno opportunamente gestiti per trarne i giusti vantaggi, incentrando tutto sul coinvolgimento personale. Anche le aziende vitivinicole non si sottraggono a tale logica, poiché il loro marketing è incentrato sul concetto di denominazione d’origine, cioè un prodotto legato a un territorio; vendere vino è soprattutto vendere una regione, una storia, la sua cultura. La rete web 2.0 rappresenta, quindi, per il produttore di vino, la naturale evoluzione di un mercato, dove non basta più creare un sito internet “vetrina” per attrarre i consumatori, giacché sono gli stessi che si aspettano di esserne attori, attraverso la partecipazione e la condivisione.


Fonte: Tendenze e prospettive sulla filiera vitivinicola (Forum Montepaschi sul vino italiano)

Spulciando i dati di un recente studio sugli investimenti delle aziende del vino in comunicazione, riferiti al triennio 2009/2011 (elaborazione sui dati Ismea), risulta che poco più della metà delle imprese interpellate ha eseguito investimenti in comunicazione (promozione, pubblicità, marketing), soprattutto nell'area nord-est, e in particolare per le aziende di capitale, che confermeranno il trend d’investimenti per gli anni futuri. Parte di quelle che non hanno destinato un budget alla comunicazione vuole implementare ex novo strumenti per raggiungere nuovi target di clienti, e lo strumento che maggiormente si presta allo scopo è internet. Il dato che emerge da questo studio, di fatti, evidenzia che tali tipologie d’investimento sono ad appannaggio dei gruppi imprenditoriali o, comunque, di produttori con volumi di prodotto importanti, mentre per le imprese individuali, spesso a conduzione  familiare, solo l’8% investe in comunicazione. Quella della comunicazione è, in questi casi, in tempi di vacche magre ancor di più, la prima voce a essere depennata dal bilancio, spesso considerata un accessorio o, peggio ancora, un lusso, perché probabilmente non ne sono state mai capite le potenzialità, mentre il produttore si culla su falsi miti, come quello che possa bastare il suo nome per far notizia, o che sia sufficiente organizzare un evento perché i giornalisti ne parlino e ne diano risalto, o magari, ancora, sia sufficiente fare un vino di qualità perché le porte si spalanchino. I dati dimostrano il contrario: le aziende che vendono meglio sono proprio quelle che fanno campagne promozionali aggressive ma, soprattutto, quelle che sono in grado, attraverso il mezzo di veicolazione, di creare interesse intorno ad una notizia, che la stessa si vada a inserire in un contesto, attraverso un’oculata programmazione e pianificazione temporale, che dia un messaggio univoco sull'azienda.




Il web 2.0 rappresenta, come detto poc'anzi, attraverso i social media come Facebook, Twitter, YouTube e i Blog, uno degli strumenti più efficaci in tal senso; essere partecipi, attraverso la condivisione, significa ascoltare cosa dicono di te, rispondere a delle critiche, acquisire nuovi amici e quindi potenziali clienti, capire il mercato, intuirne le tendenze e i bisogni. Questo modo di interpretare il mercato come una conversazione, consente una connessione in tempo reale con i clienti di tutto il mondo; s’inserisce nelle dinamiche “virali” di trasmissione delle informazioni. Il marketing virale, infatti, si definisce come l’insieme di quelle tecniche che utilizzano le reti sociali per diffondere il messaggio pubblicitario, al fine di aumentare la visibilità e la notorietà di un prodotto o servizio. Si basa su due principi, quello dei “sei gradi di separazione”, in cui qualunque persona al mondo è collegata indirettamente a qualsiasi altra attraverso una catena di conoscenze che in media non ha più di cinque intermediari, mentre l’altra è quella della “trasmissione dell’infezione”, secondo la quale una volta che qualcuno è stato raggiunto da un messaggio ne è “infetto” e può trasmettere l’infezione ad altri semplicemente passando il messaggio anche a loro, con risultati esponenziali che si propagano in maniera analoga a quella dei virus. In parole povere, il concetto che sta alla base di questa forma di comunicazione è che gli utenti sono più disponibili a ricevere un messaggio pubblicitario se questo è trasmesso da fonti conosciute, e sono più coinvolti se il messaggio oltre ad essere pubblicitario contiene anche curiosità o informazione, tanto che una volta ricevuto sarà nuovamente segnalato a chi si pensa che possa apprezzarlo.



Viral Marketing
L’applicazione che più di ogni altra si è imposta negli ultimi anni, ed ha le caratteristiche adatte per essere usata anche dalle aziende che vogliono dialogare con i clienti, attraverso il principio del “Viral Marketing”, è il blog. Attraverso il coinvolgimento in un dialogo dove ci si mette sul loro stesso piano, comunicarsi in modo diretto, informale e innovativo, rispetto al web tradizionale, offre numerosi vantaggi: innanzitutto spinge i visitatori a tornarvi frequentemente, essendoci nuovi contenuti da vedere quasi a ogni accesso, è interattivo, ossia permette cioè agli utenti di commentare tutto, costa quasi nulla e non ha bisogno di competenze particolari. Ci sono diversi casi studio, nel mondo del vino, che dimostrano come questo sia uno dei mezzi più potenti nel fidelizzare una clientela. In bibliografia sono citate alcune realtà che hanno fatto scuola in materia, come la “Capozzi Winery”, azienda californiana, che nel 2005 accompagnò la sua nascita con l’apertura di un blog, il “Pinotblogger”, che nel 2007 fu eletto migliore wine blog americano, dove si chiedeva agli appassionati di vino i consigli per realizzare una “tasting room”, cioè una sala di degustazione. Uno dei casi più eclatanti riguarda un’azienda vitivinicola sudafricana, la “Stormhoek”, che salì alle luci della ribalta per aver raddoppiato le vendite di vino in un solo anno, nel 2005, grazie ad una straordinaria opera di “viral marketing”, utilizzando il blog per sconvolgere il marketing, come citava il loro slogan. L’azienda inviò a cento blogger europei due bottiglie di vino, con etichetta personalizzata e brochure con disegni sulla filosofia aziendale. Quest’operazione ha fatto sì che i destinatari del “regalo” abbiano pubblicato post sull'argomento generando il passaparola che si è diffuso rapidamente sulla blog-sfera, dando notorietà al marchio Stormhoek e stimolando la curiosità del target.




Anche in Italia c’è un caso studio molto interessante, quello dell’azienda “Poggio Argentiera”, in Maremma, pionieristica nella fattispecie, che dotò il suo sito internet di un blog, premiato nel 2007 come miglior blog del vino in Italia. Nel suo blog, il produttore parla dell’azienda, degli aspetti quotidiani del lavoro, ma non si limita a questo: racconta la sua vita, esprime opinioni riguardo alle condizioni del settore, alle difficoltà che incontra, esterna le soddisfazioni. L’azienda decide di iniziare una campagna pubblicitaria on-line a base di banner decidendo di far apparire per sei mesi lo slogan “vignaioli 2.0” sui siti e i blog, incrementando notevolmente il traffico in entrata nel blog. Lo stesso produttore afferma che  “il web 2.0 può essere utile per i produttori perché il vino è un prodotto che vive molto di mistero e che affascina il consumatore che quindi gradisce molto sentirne parlare direttamente dal produttore”. Lo stesso ribadisce poi che “la relazione sociale dovrebbe stare a cuore a qualunque azienda, specialmente per il vino, dove l’offerta è così ampia che il consumatore si lega a quello che conosce piuttosto che a quello che non conosce. Fare blog vuol dire comunicare senza filtri in una modalità che piace molto di più della comunicazione istituzionale classica”.



Viste le caratteristiche del consumatore postmoderno, c'è la necessità dell’engagement, cioè del coinvolgimento e del dialogo, e questo è possibile nella comunicazione on-line attraverso l’integrazione degli strumenti del web 2.0, soprattutto se l’orientamento futuro del mercato mondiale nella scelta del vino, come dimostrato da una recente ricerca, si avvarrà in particolar modo dei blogger, il cui peso nelle scelte aumenterà del 35%, mentre quelle delle guide offline diminuirà del 32%.

Bibliografia:
Elisabetta Tosi - Comunicazione del vino, miti e leggende
AA.VV. - Le frontiere del marketing e il ruolo del Web 2.0
Gabriele Micozzi - Ricerca mondiale sulle 13 tendenze del vino
AA.VV. - Tendenze e prospettive della filiera vitivinicola (Forum Montepaschi sul vino italiano)

Sebastiano Di Maria




lunedì 21 ottobre 2013

I SEGRETI DELLE BOLLICINE

Fisici, matematici e chimici si sono confrontati in questi anni sull’origine e sulle proprietà di questa componente essenziale dei vini spumanti. In un bicchiere di Prosecco o di Trento classico si ritrovano tutte le tappe della vita di una bollicina, dalla nascita alla morte. Con la seconda fermentazione, il vino si carica di anidride carbonica, quando si stappa una bottiglia la spuma biancastra alla sommità del collo non è dovuta alle bollicine di C02, ma alla condensazione di vapore acqueo in prossimità del tappo. La prima considerazione pratica nel servire il vino, per avere il maggior numero di bollicine, è quella di aprire dolcemente la bottiglia ed inclinare leggermente sia la bottiglia sia il bicchiere per evitare che il gas carbonico si disperda. Osservando il bicchiere con una sorgente luminosa all’infrarosso si può valutare quanta CO2 viene dispersa.
 
 
 
Una volta che il vino è versato, la CO2 si dissolve nel vino e si allontana dal liquido. Sono le microimpurità o i microcristalli, i responsabili della formazione continua di bollicine nel bicchiere. Distaccata da queste particelle, la bolla di gas carbonico non è ancora visibile ad occhio nudo: per il principio di Archimede si sposta verso l’alto, si carica di CO2 dissolta, diviene sempre più grande e acquista velocità. Tutto ciò mette in movimento lo spumante, porta i composti volatili in superficie e li rende percepibili al naso. In bocca le sensazioni della spuma sono direttamente proporzionali alla quantità di anidride carbonica che esercita un’azione chimica sui recettori del sapore acido, generando una percezione pungente. Sopra la superficie del bicchiere, come si può osservare con la fotografia ad alta velocità, si forma come un aereosol che dà sensazioni piacevoli anche su pelle e viso. In modo invisibile le bollicine tendono a riunirsi in circolo con una depressione nel centro fino a formare un effimero fiore frizzante. Tutte affascinanti scoperte fatte dal gruppo di ricerca francese dell’Università di Reims del CNRS dal nome, (non poteva essere altrimenti!) “effervescenza”.
 
Fonte: Tre Bicchieri Gambero Rosso (articolo a firma del Prof. Attilio Scienza)
 
 
 
 

martedì 15 ottobre 2013

GIOVANI E TRADIZIONI, LA VERA SCOMMESSA PER IL FUTURO

Nei giorni scorsi, nell'ambito delle "Fiera di Ottobre", si è svolta la seconda "festa dell'uva", a cura degli studenti dell'Istituto Tecnico "San Pardo" Agrario e per Geometri di Larino. Ancora una volta, come nello scorso anno, la rappresentazione ha avuto un ottimo successo, pur essendo situata all'interno dello spazio fieristico e non nella piazza del paese. Un grazie va agli studenti che si sono prodigati nell'opera di riproposizione di quelle che erano le scene di vita quotidiana delle nostre campagne, fatta di duro lavoro, ma anche di momenti di festa che accompagnavano il momento della raccolta e della trasformazione, come nel caso della vendemmia.  Voglio solo aggiungere che la nostra ruralità, perché il Molise è ruralità, rievocata durante la fiera che è, a sua volta, la storia del nostro territorio, in qualunque forma essa sia espressa, in particolare attraverso i giovani, è la vera opportunità da cogliere a mio avviso, la "vera" scelta coraggiosa che i nostri rappresentanti istituzionali dovrebbero farsi carico. Vi lascio a immagini e video che valgono più di mille parole.
 
 





 
 
 
 
 
 
 
Sebastiano Di Maria
 
 


mercoledì 9 ottobre 2013

TINTILIA TRA RICERCA, SVILUPPO E TERRITORIO

Uno degli appuntamenti più importanti della manifestazione fieristica che si svolge a Larino in questi giorni, riguarda lo stato dell'arte sul vitigno autoctono molisano, l'unico e vero simbolo di un'identità territoriale che ha bisogno, ora più che mai, di uscire dai confini regionali. L'aumento dei consensi in termini di riconoscimenti nelle guide di settore e, in particolar modo, un trend di crescita da record dell'export nel primo semestre, come ho avuto modo di parlarne approfonditamente in questo post, sono segnali importanti di maturità e meritano un'attenta riflessione tra mondo produttivo e istituzioni. L'appuntamento "Tintilia tra ricerca, sviluppo e territorio", come dicevo pocanzi, grazie al contributo scientifico e tecnico dei diversi relatori,  fa il punto della situazione cercando di individuare i punti forza e, soprattutto, quelli dove manca un reale sviluppo.
 
Programma completo della manifestazione
Tra gli altri, ci sarà anche un mio contributo dove analizzerò, attraverso dei casi studio, la comunicazione del vino secondo i canoni del marketing 2.0, facendo il punto della situazione anche nel Molise, oltre a portare la mia esperienza in tema di comunicazione come wine blogger.
Dopo il convegno ci sarà un Workshop a cura dell'Onav e delle cantine Angelo D'Uva, con degustazione della Tintilia.
 
Programma del convegno
 
PROGRAMMA DETTAGLIATO:
 
Potenziale aromatico e stabilità della frazione colorata in uve Tintilia
Dott. Luciano CINQUANTA - Università degli Studi del Molise
 
Sviluppo agricolo e prospettive del settore vitivinicolo molisano
Dott. Giuseppe COLANTUONI - Responsabile relazione esterne Coldiretti
 
Promozione e Divulgazione del territorio attraverso la valorizzazione della Tintilia
Dott. Dante ROSATI - ARSIAM
 
La comunicazione del vino nell'era del web 2.0
Dott. Sebastiano DI MARIA - Wine Blogger ed esperto comunicazione vino
 
Il Vino come risorsa nel Turismo del Wellness
Dott. Marco Tagliaferri - Nutrizionista
 
Le Associazioni a difesa della Qualità
Dott.ssa Carla Iorio - Presidente Delegazione Onav Campobasso
 
WORKSHOP  sull’analisi sensoriale della Tintilia
Dott.ssa Carla Iorio dell’ONAV
Dott.ssa Enrica Luciani Cantine D’UVA
 
NON MANCATE
 
 
Sebastiano Di Maria

martedì 8 ottobre 2013

A BATTESIMO LA CAMPAGNA OLEARIA NELLA TERRA DELL'OLIO GENTILE

A Larino, patria di ben tre varietà autoctone, tra cui la "Gentile di Larino", la più coltivata in Regione, si apre al pubblico la campagna olearia, attraverso degustazioni guidate dell'olio Novello, di piatti locali conditi dal prezioso oro verde, con momenti di cultura e folklore. Non perdete questi appuntamenti per conoscere meglio e apprezzare le qualità organolettiche, nutrizionali e salutistiche del simbolo della dieta mediterranea, del nostro territorio e della nostra cultura. La crescita delle nostre produzioni, in termini d'immagine e qualità, passa anche attraverso un aumento della conoscenza delle proprie radici, di cui l'olivo e l'olio extravergine sono dei testimoni indissolubili.

 


Manifestazione presso la Cooperativa Olearia Larinese



Manifestazione presso l'azienda agricola "Masseria Zeoli"


 

mercoledì 2 ottobre 2013

MOSTRA UVE ANTICHE DEL MOLISE

L’Arca Sannita, associazione che si occupa della riscoperta e valorizzazione dei semi, frutti e piante a rischio d’estinzione nel Molise e nel Sannio, in collaborazione con il Comune e la Pro Loco di Ferrazzano, ha organizzato dal 5 al 12 ottobre una mostra delle Uve antiche molisane presso palazzo Chiarulli a Ferrazzano.
 
 

La mostra sarà inaugurata sabato 5 ottobre alle ore 10.00. Martedì 8 ottobre, inoltre, sempre a palazzo Chiarulli, alle ore 10.00, si svolgerà un convegno che verterà su di un progetto di recupero di alcuni vitigni antichi bianchi molisani interessanti da rilanciare sul piano produttivo e commerciale, da affiancare alla già nota Tintilia. Si ricorda che il presidente dell’Arca Sannita, il dottor Michele Tanno, con il solo appoggio di dottor Pasquale Di Lena e di pochi altri amatori, circa 30 anni fa, è stato il primo a riscoprire e a promuovere, con parole e azioni, il vino Tintilia, oggi assurto all’onore della Dop e simbolo della nostra terra nel mondo. L’esposizione ha lo scopo di far conoscere alle scuole di ogni ordine e grado e a tutti i cittadini ignari lo straordinario patrimonio viticolo (circa 80 vitigni dimenticati), in passato coltivato e vinificato nel Molise. La mostra rimarrà aperta, con accesso libero, a tutti, dalle ore 8.30 alle 13.00 e dalle 16.30 alle 19.30 di tutti i giorni, compresa la domenica. Le scolaresche, per prenotarsi, dovranno rivolgersi all’Arca Sannita o al Comune di Ferrazzano.
Al convegno parteciperanno i seguenti relatori:
Michele Tanno, Presidente dell’Arca Sannita, che parlerà della "Storia della vite e dell’uva nel Molise";
Mariasilvia D’Andrea, Docente presso l’Università del Molise, che illustrerà gli "Studi genetici su antichi vitigni molisani";
Sergio Guidi, Dirigente ARPA dell’Emilia Romagna, che presenterà "I patriarchi della vite in Italia";
Angela Carretta, presidente vicario dell’Argalam Molise, associazione dei giornalisti specializzati in ambiente e agroalimentare.
Dopo la discussione interverrà e concluderà l’Assessore Regionale all’Agricoltura, Vittorino Facciola.
 
Comunicato stampa
 
 

DROSOPHILA SUZUKII: UNA NUOVA MINACCIA PER I VIGNETI

Il nuovo pericolo per i vigneti italiani viene dal Giappone, ha gli occhi rossi e ama la frutta matura, quasi marcia. Si chiama Drosophila Suzukii e, nonostante le rassicurazioni degli esperti, comincia a preoccupare i produttori di vino, tant'è che nei giorni scorsi a questo insettino è stato dedicato un convegno in Valpolicella, e perfino il magazine inglese Decanter ne ha parlato come di una “new pest for vineyards”. Tre Bicchieri ha chiesto un parere a Claudio Ioriatti, responsabile dell'unità “difesa delle colture e selezione sanitaria” dell'Istituto San Michele All'Adige. La Fondazione Edmund Mach, infatti, da anni studia questo moscerino, e ogni anno investe oltre 500 mila euro per la ricerca di soluzioni.
 


Si può, davvero, parlare di allarme drosophila?
Non userei toni troppo allarmistici. È vero che quest'anno abbiamo avuto segnalazioni da quasi tutte le regioni d'Italia (tranne la Sardegna; Ndr) e che il fenomeno è in netta crescita rispetto al 2012, ma la situazione è sotto controllo. L'uva non è sicuramente il primo obiettivo di questo insetto e ancora non si son presentati casi quantitativamente rilevanti o almeno paragonabili al comparto frutta. Non si può ancora azzardare una statistica nazionale, ma abbiamo da poco monitorato circa 17 mila acini in Alto Adige e di questi solo il 3-4% ha registrato al presenza di uova.

Esistono in questo momento varietà più a rischio di altre?
Al primo posto delle varietà più colpite c'è sicuramente l'uva Schiava, infatti abbiamo avuto diverse segnalazioni in Trentino e in Alto Adige. Poi il Pinot Nero, il Groppello e il Moscato d'Amburgo. Molto dipende dalle caratteristiche dell'acino: abbiamo appurato che la drosophila depone le uova lì dove trova meno spessore della buccia. Ma ci sono anche altri fattori che concorrono al pericolo.

Per esempio?
Per esempio il clima: pare che prediliga le temperature fresche e in estate si sposti in montagna, per poi tornare a valle a settembre. Per sopravvivere e prolificare ha bisogno di una certa umidità e la sua temperatura ideale è di 20-25 gradi, oltre i 30 gradi il maschio della specie diventa sterile.
 
A parte sperare in un clima favorevole, esistono valide soluzioni al momento?
Lì dove la presenza della Drosophila si fa preoccupante si può utilizzare il controllo chimico del fenomeno. Ma stiamo studiando la possibilità di utilizzare anche la lotta biologica: abbiamo riscontrato la presenza nei vigneti di parassitoidi in grado di contrastare questo insetto. Antagonisti che si stanno sviluppando in modo naturale. E proprio in questa direzione ci stiamo muovendo con un progetto in collaborazione con l'Università dell'Oregon per accelerare questo processo di lotta biologica.
 
Fonte: Tre Bicchieri Gambero Rosso (articolo a firma di Loredana Sottile)
 
 
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