giovedì 18 dicembre 2014

FESTEGGIAMENTI PER IL VENTENNALE DELLE CITTÀ DELL'OLIO

Il Comune di Larino festeggia i 20 anni dalla fondazione dell’Associazione Città dell’Olio con un doppio evento che si svolgerà venerdì 19 dicembre 2014, a partire dalle ore 17, presso la Sala Consiliare del Palazzo Ducale.  La manifestazione si aprirà con il convegno dal titolo Dal 1994 al 2014…Da Larino vent'anni di Futuro, e proseguirà con la proiezione e la premiazione dei cortometraggi e degli spot realizzati nell'ambito del concorso Olio in corto, organizzato in collaborazione con Molise Cinema. Il convegno porrà l’accento su tutte le attività messe in campo dell’Associazione Città dell’Olio ed offrirà l'opportunità di partecipare ad un confronto su prospettive e criticità del settore olivicolo, in un' annata come quella del 2014 caratterizzata da una consistente riduzione della produzione, anche in vista dell’importante appuntamento con EXPO 2015 a Milano. 

Locandina dell'evento
Saranno presenti: Paolo Di Laura Frattura (Presidente Regione Molise) e Vittorio Facciolla (Assessore Regionale all'agricoltura). Interverranno: Pasquale Di Lena (Primo ideatore, Fondatore e Presidente Onorario Associazione Città dell’olio), Antonio Sorbo ( Coordinatore Città dell’Olio per la Regione Molise), Enrico Lupi (Presidente Associazione Città dell’Olio) e Giovanna Lepore (Direttrice Gal Innova Plus Larino), che presenterà Innova-Medeat, il progetto che ha per obiettivo lo sviluppo di attività ed interventi integrati nel settore della cultura gastronomica, dell’educazione alimentare ed ambientale e del turismo sostenibile. La seconda parte della manifestazione, a partire dalle 19,  sarà dedicata al concorso Olio in corto, che ha coinvolto giovani film-maker provenienti da tutta Italia durante le operazioni di raccolta, molitura e trasformazione delle olive. Sei i cortometraggi in finale, che verranno proiettati a partire dalle 19: Il dono di Ilaria Jovine, Interlocutori del tempo di Salvatore Insana, Lacrime d'oro di Vincenzo De Luca, OlìO Là - Verso la realtà del Molise DOP di Manuel Rossi, Un filo d'olio di Anna Mila Stella e Un singolo giorno di Salvatore Ricciardi


Corti in concorso 
Corti in concorso 

A seguire la proclamazione dei vincitori. Verranno presentati anche due spot promozionali, realizzati dai registi Ilaria Jovine e Salvatore Insana, dedicati alla cultura ed alla produzione dell’olio, che parteciperanno al concorso Short Food Movie - EXPO2015, progetto ufficiale dell'Expo. Le riprese di Olio in corto hanno coinvolto agri, aziende e cooperative di Larino, San Martino in Pensilis, Morrone del Sannio, Campomarino, Portocannone, Provvidenti, Venafro e Poggio Sannita. Il concorso è stato ideato da Assunta D'Ermes, Assessore e vicesindaco del Comune di Larino, e realizzato in collaborazione con Molise Cinema (Salvatore Di Lalla, Cristian Ferrao, Linda Pietropaolo, Federico Pommier), in collaborazione con l'Associazione Città dell’Olio, l'Assessorato all'agricoltura della Regione Molise e Gal Innovaplus e con il partenariato di Short Food Movie - EXPO2015. La giuria del concorso è composta da: Sebastiano Di Maria, Eugenio Persico e Giacomo Ravesi.

Palazzo ducale di Larino dove si svolgerà l'evento

Al termine della serata verranno proiettati anche i cortometraggi dell'iniziativa europea Short Film Day, che celebra i giorni più brevi (19, 20 e 21 dicembre) con una selezione di corti di qualità. L'iniziativa è promossa dal Centro nazionale del cortometraggio, in collaborazione con Molise Cinema. La manifestazione  è realizzata con la collaborazione tecnica dell'associazione Corti in centro di Larino e il Centro regionale Abruzzo e Molise della Ficc.

Il programma completo:

17:00 Convegno Dal 1994 al 2014…Da Larino vent'anni di Futuro
18.30 Guida all'assaggio dell'olio a cura dell’Arsiam
19.00 Proiezione dei cortometraggi e degli spot Olio in corto
19.45 Premiazione
20.00 Esposizione, vendita e banchi d’assaggi degli oli Monocultivar Molisani

Al termine, cortometraggi di Short Film Day.

Ventennale Città dell’Olio - Concorso Olio in corto

olioincorto@molisecinema.it | 347 3482964 



lunedì 15 dicembre 2014

MOLICASEUS: TRADIZIONE, INNOVAZIONE, SVILUPPO SOSTENIBILE

Dopo una richiesta incessante da più parti, studenti, produttori e appassionati, diamo il via, da martedì 16 dicembre, alle iscrizioni al terzo percorso formativo della “Scuola del gusto” presso l’Istituto Tecnico Agrario di Larino, secondo il programma pluriennale. Dopo il successo di consensi incassati con “Un Molise divino” e “Un Molise Extra-Ordinario”, rispettivamente con lo sviluppo della filiera vitivinicola e olivicolo-olearia, che ha portato cinquanta tra studenti e appassionati, con l’interesse a cimentarsi con degustazione guidate, visite aziendali, lezioni di antropologia e marketing, di coltivazioni e consumo consapevole, tutto a costo zero - vale sempre la pena ricordarlo - si ripete il fortunato schema formativo con un’altra filiera legata alla tradizione molisana, quella lattiero-casearia. Ancora una volta il Molise e le sue straordinarie tipicità al centro dello slogan, con un richiamo alla storia, se pensiamo ai tratturi e alla transumanza, che hanno visto il Molise centro nevralgico delle autostrade verdi, con un forte richiamo alla tradizione, quindi, ma anche all'innovazione e alla sostenibilità ambientale. Il progetto “MoliCaseus”, attraverso l’articolazione del suo programma, sottoposta all'attenzione di una specifica commissione, ha ricevuto il patrocinio di Milano Expo 2015, come progetto scuola, “perché si tratta di un progetto didattico coerente con il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” e che contribuisce all'eredità che Expo 2015 vuole lasciare alle generazioni future”, sono queste le motivazioni addotte. Un riconoscimento importante per tutta l’attività svolta in questi ultimi anni dalla “Scuola del gusto”, nella diffusione della cultura delle produzioni agroalimentari, del paesaggio, dell’arte e dell’archeologia, nel preparare consumatori consapevoli e giovani tecnici del futuro

Istituto Agrario e per Geometri di Larino
Le attività, tra lezioni frontali, esercitazioni di laboratorio e analisi sensoriali, si svolgeranno presso l’Istituto Agrario di Larino, mentre le visite aziendali riguarderanno le realtà produttive più importanti della Regione. Sarà ripresentato il consolidato schema formativo, attraverso la trattazione organica di tutti gli aspetti del settore lattiero-caseario, dalla produzione alla trasformazione, mettendo in risalto il legame con il territorio e la sua storia. Si partirà come sempre dall'aspetto storico-antropologico, passando per l’allevamento delle diverse razze e specie, sull'influenza dell’alimentazione nella composizione e sull'attitudine alla caseificazione, l’innovazione nel rispetto della sostenibilità ambientale. Sarà poi la volta della parte riguardante la microbiologia e tecnologia lattiero-casearia, all'industria dei latti alimentari, all'analisi sensoriale e alle sofisticazioni alimentari. Non mancherà, ovviamente, la lezione sugli aspetti nutrizionali e salutistici, mentre particolare attenzione sarà rivolta agli aspetti riguardanti la storia del paesaggio agrario e, quindi, della pratica della transumanza e dei tratturi, attraverso un percorso che ripercorrerà le tappe della nostra storia, in compagnia di armenti attraverso paesaggi, cultura, tradizioni, come possibile risorsa di sviluppo.

Pratica della transumanza (Fonte Assomab)

I modulo: La civiltà del latte - allevamento e pratiche di caseificazione nel mondo antico. 
II modulo: Il latte - differenze di specie e influenza della nutrizione sulla composizione; l’industria del latte, tecnologia dei latti alimentari, frodi e analisi chimiche; l’allevamento bovino e ovi-caprino in Molise e razze autoctone.
III modulo: I formaggi - microbiologia lattiero-casearia, qualità microbiologica dei prodotti e trasformazione; tecnologia casearia, trasformazione e classificazione, i formaggi del Molise
IV modulo: Analisi sensoriale - principi di analisi sensoriale, fisiologia dei sensi e addestramento alla percezione dei diversi tipi di formaggi.
V modulo: Uscite didattiche presso le più importanti realtà operanti nel settore, sia di latte alimentare, che di produzioni di paste filate e formaggi stagionati di bovini, ovi-caprini e bufalini. 
VI modulo: Nutrizione - aspetti nutrizionali e salutistici dei diversi latti alimentari e dei formaggi, uso nella dieta. 
VII modulo: Normativa e controlli - aspetti normativi e legislativi, frodi alimentari, controllo qualità e HACCP, tracciabilità di filiera.
VIII modulo: Marketing e territorio - storia del sistema agrario e paesaggio, pastorizia, tratturi e transumanza, marketing e turismo rurale.

Foto Scuola del gusto
Il corso avrà la durata di circa 48 ore tra lezioni frontali, esercitazioni e visite guidate. L’inizio delle lezioni è fissato per mercoledì 14 gennaio, dalle ore 15.00 alle ore 18.00, presso l’auditorium dell’Istituto Agrario di Larino, orario che sarà rispettato per tutta l’attività didattica, salvo qualche eccezione che sarà comunicata preventivamente. Le lezioni si svolgeranno il mercoledì e/o il giovedì, in base alla disponibilità, mentre sabato 10 gennaio ci sarà l’evento di presentazione del corso, sempre presso l’Istituto Agrario, dove sarà presentato in maniera dettagliata tutto il corso nelle sue singole parti, oltre all'intervento di altri relatori che saranno anche docenti del corso. Si ricorda che sono disponibili 25 posti per studenti e 25 per consumatori e/o appassionati, e di non tardare molto giacché, gli altri anni, le iscrizioni si sono chiuse nel giro di qualche giorno. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi al numero 0874 822160 o 0874 822211 (Istituto Agrario di Larino, dalle ore 9.00 alle ore 13.00) e chiedere di Sebastiano Di Maria, ideatore e coordinatore del progetto, oppure scrivere una mail a scuoladelgustolarino@gmail.com.

Comunicato stampa

Scuola del gusto
scuoladelgustolarino@gmail.com



giovedì 11 dicembre 2014

LOVOLIO, GOCCIA D'ORO E SCUOLA DEL GUSTO: QUANDO LA CONDIVISIONE CREA CULTURA

Nell'ambito del premio Goccia d’Oro, il concorso che ogni anno elegge i migliori oli extravergini, Dop e Bio molisani, ideato e gestito dall'ufficio olivicolo dell’Arsiam di Larino, in particolare da Maurizio Corbo, grande esperto in materia e capo di un panel tra i più quotati a livello nazionale, si svilupperà, in quest’11a edizione, un convegno sulla cultura dell’extravergine, presso l’Istituto Agrario di Larino. Tale appuntamento, che s’inserisce nel percorso formativo pluriennale e multidisciplinare della “Scuola del gusto”, è la naturale conclusione di un percorso iniziato dodici mesi fa, che ha posto la cultura sull'olivo e sull'olio al centro di un lungo ciclo di lezioni, degustazioni e visite aziendali. In un’annata difficile come questa per l’olivicoltura, questo rappresenta un momento, insieme a produttori, operatori di settore e mondo accademico, per discutere delle criticità e di come si possano combattere, anche in ottica futura, anche figlie di disinformazione, luoghi comuni e gestione hobbistiche, prima che ambientali, climatologiche o entomologiche. “Cultura: l’extra della qualità”, rappresenta lo slogan migliore per rappresentare alcuni degli aspetti che hanno influito negativamente sul comparto, oltre alla mosca olearia, e di come il confronto e il dialogo possa essere motivo di crescita per tutti. 




L’evento, infatti, nasce dalla presentazione del libro dell’agronomo Cosimo Damiano Guarini, “Lovolio”, titolo evocativo dai diversi significati interpretativi e gioco di parole, un viaggio alla scoperta della pianta dell’olivo e del suo prodotto, attraverso il racconto di virtù, curiosità bellezza e cultura, grazie alla condivisione d’importanti uomini di cultura e scienza. “Con LovOlio ci si rivolge, soprattutto a un pubblico di non esperti; tanto che il libro esprime intenti deliberatamente educativi, con la dichiarata intenzione di formare e far aprire la mente a nuovi stimoli”, queste sono le considerazioni di Luigi Caricato nella prefazione, oleologo, scrittore e giornalista di chiara fama, che ha editato il libro come Olio Officina. A firmare i contributi dei vari capitoli, oltre all'autore e anima del volume, c'è lo stesso Luigi Caricato; il giornalista Sandro Vannucci; il neurologo e psicoterapeuta Massimo Marianetti; il prof. Maurizio Servili, esperto di chimica dell’olio; il prof. di chimica farmaceutica e tossicologia Carlo Franchini; Luca Crocenzi, della Borsa Merci Telematica Italiana e il presidente nazionale dell’Ail, il prof. Franco Mandelli. Proprio all'Associazione Italiana contro le Leucemie andrà una parte del ricavato dalla vendita del volume, quindi, l’olio come simbolo di pace e di fratellanza.

Cosimo Damiano Guarini

Il convegno, moderato da Pasquale Di Lena, Presidente onorario delle Città dell’olio, e padre di tante iniziative sulla promozione dell’extravergine, vedrà il contributo di Maria Lisa Clodoveo, ricercatrice presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bari, che parlerà in particolare degli aspetti relativi all'estrazione dell’olio, e di Sebastiano Delfine, ricercatore presso la Facoltà di Agraria dell’Università del Molise, che, invece, si soffermerà più sugli aspetti riguardanti il ruolo dell’olivicoltura all'interno del paesaggio agrario, che fanno anche del Molise, uno scrigno di grande valore. Non mancherà l’apporto tecnico dell’Arsiam, che vedrà Maurizio Corbo impegnato nello snocciolare tutte le criticità di quest’annata, non senza porre l’accento su tutte le contraddizioni che ci sono nella filiera, dalla gestione degli oliveti

Maurizio Corbo durante una lezione del corso

Non poteva mancare anche l’intervento di un curatore di una guida, non una qualsiasi, ma la prima guida online disponibile in rete, “Extravoglio”, realizzata da Piero Palanti, romano, che si definisce prima di tutto un genitore, poi un consumatore e finalmente un assaggiatore in quest’ordine preciso, poiché comporta degli obblighi ben precisi, secondo lo stesso. “Come genitore ho doveri assoluti, e mi sono basato su molti di essi nel creare il regolamento della guida, in questo momento mia figlia non può scegliere e quindi sono le mie scelte che le insegneranno a capire e scegliere a sua volta. Come consumatore sono curioso, esigente e cerco di non cadere nella trappola della pubblicità. Come assaggiatore le cose non sono più semplici che prima, anzi, oggi la professionalità è la carta vincente, nell'assaggio dell’olio sono assolutamente intransigente. La speranza è che questa guida possa aiutare genitori consumatori, assaggiatori e produttori e che tutti possano incontrarsi in modo razionale”.

La guida online

Una giornata sulla cultura dell’olio, quella di sabato 13 dicembre, cui non bisogna mancare, perché ci sono gli ingredienti giusti per parlare di tutti gli aspetti del simbolo della dieta mediterranea, dell’identità di un popolo e della sua cultura, oggi snaturato da scandali, comunicazioni negative e disinformazione, un alimento funzionale, simbolo di gusto, salute e benessere. Non mancate.

Scuola del gusto
scuoladelgustolarino@gmail.com


mercoledì 10 dicembre 2014

EXPO 2015 PATROCINA IL NUOVO PROGETTO DELLA SCUOLA DEL GUSTO

Dopo lo sviluppo della filiera vitivinicola, con “Un Molise divino”, di quella olivicolo - olearia, con “Un Molise Extra-Ordinario”, la “Scuola del gusto”, il progetto pluriennale e multidisciplinare che, ormai, è un punto fermo nella formazione di studenti e consumatori sulla qualità delle produzioni agroalimentari, ambientali e culturali in Molise, pone ai nastri di partenza il terzo percorso formativo, dal prossimo mese di gennaio 2015, attraverso l’articolazione della filiera lattiero-casearia. Il progetto, sempre a firma di Sebastiano Di Maria, ideatore e coordinatore, che vedrà il suo sviluppo nell'anno dell’esposizione universale, ha avuto il patrocinio come “Progetto Scuola di Milano Expo 2015”, un riconoscimento prestigioso che premia le attività svolte, e da svolgere, vicine al tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. 

Treccia filata a mano (Foto Sebastiano Di Maria)
Tali attività, tra lezioni frontali, esercitazioni di laboratorio e analisi sensoriali - completamente gratuite, vale sempre la pena ricordarlo - si svolgeranno presso l’Istituto Agrario di Larino, mentre le visite aziendali riguarderanno le realtà produttive più importanti della Regione. Sarà riproposto il consolidato schema formativo, attraverso la trattazione organica di tutti gli aspetti del settore lattiero-caseario, dalla produzione alla trasformazione, mettendo in risalto il legame con il territorio e la sua storia. Si partirà come sempre dall'aspetto storico-antropologico, attraverso la civiltà del latte, tra allevamento e pratiche di caseificazione del mondo antico, passando per l’allevamento delle diverse razze e specie, sull'influenza dell’alimentazione nella composizione e sull'attitudine alla caseificazione, l’innovazione nel rispetto della sostenibilità ambientale. Sarà poi la volta della parte riguardante la microbiologia e tecnologia lattiero-casearia, all'industria dei latti alimentari, all'analisi sensoriale e alle sofisticazioni alimentari. Non mancherà, ovviamente, la lezione sugli aspetti nutrizionali e salutistici, mentre particolare attenzione sarà rivolta agli aspetti riguardanti la storia del paesaggio agrario e, quindi, della pratica della transumanza e dei tratturi, attraverso un percorso che ripercorrerà le tappe della nostra storia, in compagnia di armenti attraverso paesaggi, cultura, tradizioni, come possibile risorsa di sviluppo. 

Munta delle pecore durante la transumanza (Foto famiglia Romualdi di Larino)

Ancora una volta, come approfondimenti, saranno proposti incontri e seminari tematici, con la cultura al centro, che svilupperanno aspetti riguardanti il percorso, nelle diverse sfaccettature. Le lezioni vedranno l’apporto tecnico-scientifico di docenti dell’Istituto, di accademici di diverse Università, di professionisti del settore, oltre che da operatori direttamente impegnati nelle singole filiere produttive. Come per il vino e l’olio, saranno riproposti, al termine delle attività, gli “Itinerari del gusto”, veri e propri percorsi attraverso il territorio, tra paesaggi e cultura, tra ambiente e arte, tra produzioni agroalimentari e archeologia. Tutti i dettagli del percorso formativo saranno resi noti nei prossimi giorni - contestualmente partiranno le iscrizioni, tra studenti e non - cui farà seguito un convegno di presentazione del corso, alla ripresa dell’attività didattica nella scuola, dopo la pausa delle festività natalizie. 

Comunicato stampa

Scuola del Gusto
scuoladelgustolarino@gmail.com


mercoledì 3 dicembre 2014

LE RAPPRESENTAZIONI DEL VINO ATTRAVERSO LE GENERAZIONI

Nessuna altra categoria merceologica è stata in grado di sviluppare una propria poetica altrettanto raffinata, complessa e dettagliata come quella della produzione del vino. L’enologia si trasforma così in enosofia. È importante però che gli imprenditori, i comunicatori del vino, chi si occupa di vendite al dettaglio non cadano nella trappola della componente retorica del ricco repertorio di favole che hanno contribuito a creare e sviluppare alcune riflessioni anticonformiste circa la possibilità di adattare il vino ai gusti dei consumatori, soprattutto quelli di domani. È quindi necessaria una rivisitazione che appare iconoclasta, nei modi con i quali si comunica oggi il vino. Anche se il vino affonda le sue radici nella cultura dei Paesi del Mediterraneo, è impensabile che nel giro di qualche decennio i suoi popoli si siano trasformati da contadini malnutriti in raffinati intenditori. Per secoli si è bevuto vino di bassa qualità. Fino agli anni ‘60-’70 si trattava di vino auto-prodotto, acquistato generalmente sfuso. Con il distacco della società italiana dai suoi retaggi contadini, il consumo del vino, ha subito l’effetto di altri prodotti elitari: le masse hanno iniziato a copiare le abitudini dei ceti privilegiati, a rivendicare una propria cultura e soprattutto a parlare... 


L’abitudine a bere bevande alcoliche non si acquisisce spontaneamente, ma si realizza per imitazione dello stile della famiglia e dei gruppi sociali di appartenenza. Oggi i giovani bevono raramente vino a casa e frequentano luoghi di aggregazione dove il vino ha spazio quasi nullo. Dove impareranno allora quel vocabolario di sensazioni gustative che è negli enunciati degli opinion leader? Sono i luoghi di produzione, i territori e le cantine accoglienti, che riescono sempre più a dare la carica suggestiva del prodotto all'immaginario dell’enonauta, ma si tratta di una iniziazione riservata a pochi. Il destino del vino, che piaccia o no, è nelle mani dei grandi retailers che stanno operando sul vino un sostanziale sovra investimento, rappresentato da un buon prezzo, da un assortimento il più ampio possibile ed un'ambientazione suggestiva dell’“enoteca”. Ci si augura, allora, che in questo periodo di crisi, come era avvenuto all'epoca dello scandalo del metanolo, possa esserci un rinnovamento capace di trasformare le minacce in opportunità.

Fonte: Tre Bicchieri Gambero Rosso (articolo a firma del prof. Attilio Scienza)



lunedì 24 novembre 2014

UNA SERATA SULLA CULTURA DELL'EXTRAVERGINE, TRA CONDIVISIONE E BENEFICENZA

L’appuntamento di sabato 22 novembre, presso l’agriturismo “I dolci grappoli” all'interno del complesso aziendale “Cantine D’Uva” a Larino, organizzato da Ais Molise e “Scuola del gusto”, con il patrocinio del Lions Club di Larino, ha avuto un successo straordinario di partecipazione e attenzione. Protagonista assoluto della serata l’olio extravergine d’oliva “novello”, nella trattazione preliminare, tra cultura e comunicazione, in abbinamento ai piatti della cucina locale, con i produttori presenti protagonisti, e come simbolo di beneficenza, attraverso la raccolta fondi per l’acquisto di un cane guida per un bambino non vedente. In un’annata difficile per il mondo agricolo, in particolare per l’olivicoltura che ha dovuto fronteggiare attacchi di mosca (Bactrocera oleae) a ripetizione, prima con un inverno mite che ha consentito la sopravvivenza della popolazione svernante, seguita poi da un clima estivo fresco (sopra 30 °C la mosca è inattiva) e con piogge frequenti, ha determinato uno sconquasso nel sistema olivicolo e, di conseguenza nella qualità della produzione dell’extravergine, ad appannaggio di poche realtà produttive, che con professionalità e competenza, sono riuscite ad ottenere extravergini di buona qualità, anche con punte di eccellenza.  
 
Extravergini in degustazione e abbinamento ai piatti 

Oltre che un problema di tipo colturale che, innegabilmente, c’è stato, il frutto di questi risultati sono anche legati a problemi di tipo culturale, e in particolare al livello professionale degli olivicoltori, spesso assai modesto o, ancora più spesso, figlio di luoghi comuni e disinformazione, legati a un modo di condurre gli oliveti “hobbistico”, sia per l’assetto economico produttivo della coltivazione, per molti un peso o spesso in stato di abbandono, sia per una coltivazione di tipo residuale. C’è chi, invece, facendo un’olivicoltura di qualità e da reddito, è riuscito, attraverso interventi tempestivi, a preservare una buona qualità del prodotto. E’ l’esempio delle aziende che hanno partecipato all'evento, l’oleificio Principe Pignatelli di Monteroduni, l’olio di Flora della “Casa del vento” a Larino, l’olio i “Tre Cipressi” e quello di Bruno Mottillo - che ha ricevuto anche la certificazione Dop Molise per l’olio appena prodotto - anch'essi del comune frentano, patria della “Gentile di Larino”, cultivar autoctona maggiormente coltivata in regione, insieme alla Salegna e Oliva San Pardo. 

Un momento della serata

Tra gli aspetti meno curati, in generale, nella raccolta e nell'estrazione dell’olio, paradossalmente, sono i principi base per ottenere un prodotto di qualità, già noti, invece, ai tempi dei Romani. Marco Porcio Catone (234-149 a.C.) scriveva nel suo De Re Rusticaappena raccolte, bisogna subito estrar l’olio dalle olive, per evitare che si sciupi” o “se fai presto la raccolta, e i recipienti sono pronti, nessun danno da esse, mentre l’olio sarà più verde e migliore”, concetti che, ancora oggi, per molti “hobbisti”, non è ancora chiaro. Né tanto meno il momento migliore per la raccolta, che quest’anno andava anticipata ulteriormente - appelli passati inascoltati - per cercare di preservare i caratteri di fruttato, amaro e piccate, mentre Columella Lucio Moderato (4-70 d.C.) scriveva “quando le olive cominciano a cambiare colore e alcune sono già nere, ma la maggior parte ancora verdi, si dovrà cogliere e portate subito al torchio”, invece c’è chi pensa, oggi, che l’olivo debba essere maturo perché renda. Questi sono solo alcuni dei luoghi comuni che pervadono un sistema troppo legato all'improvvisazione e alla superficialità.

Vitor Ugo Fratini dell'Ais, uno degli organizzatori della serata

Ed ecco quindi che, mai come oggi, in un momento di difficoltà che mette a nudo tutte le nostre contraddizioni, il nostro sistema rischia di essere stritolato dalla concorrenza, non tanto della Spagna, anch'essa alle prese con un’annata difficile, ma dai paesi nord africani, Tunisia, Marocco e Algeria, che si stanno affacciando prepotentemente, con investimenti importanti, nel panorama oleario conta, oltre che dalla paura di sofisticazioni e illeciti vari che, purtroppo, già sono stati identificati in qualche occasione proprio in questi giorni. Una delle prime azioni volte alla tutela del consumatore, che entrerà in vigore proprio domani, sarà la presenza del tappo anti-rabbocco, un sistema di protezione che non ne permette il riutilizzo dopo l’esaurimento del contenuto. Non solo, ma anche le norme sull'etichettatura sono cambiate, tra cui quella di dare un maggiore risalto cromatico rispetto agli oli prodotti con miscele provenienti da altri paesi, in modo da capirne chiaramente la composizione merceologica

L'officer distrettuale dei Lions Demetrio Di Fonzo, anche nella veste di produttore
Gli appuntamenti di condivisione, come quelli di sabato scorso, sono da proporre sempre con maggiore frequenza, perché accrescono la cultura intorno ad un prodotto che, come principe della dieta mediterranea, non solo è un toccasana per la salute per chi lo consuma, ma, se correttamente gestito e promosso nella sua filiera, può essere anche un’ottima fonte di reddito per chi lo produce - ricordiamo che l’Italia importa olio per soddisfare il proprio consumo interno - con conseguente preservazione del paesaggio, di cui l’olivicoltura ne è uno degli aspetti essenziali e straordinari. Bisogna, però, smettere i panni dell’improvvisazione e della supponenza, cercando di fare condivisione, promuovendo i monovarietali legando il prodotto alla storia, alla cultura e alla cucina, attraverso l’abbinamento di oli diversi a piatti diversi, sperimentato con successo nella serata di sabato. 

Scuola del Gusto


lunedì 17 novembre 2014

CULTURA ED EXTRAVERGINE, UN CONNUBIO DA RAFFORZARE

Chi poteva immaginare che, quando Vitor Ugo Fratini, responsabile territoriale Ais per il basso Molise, ci invitò a organizzare insieme, per fine novembre, una cena con degustazione e abbinamento dell’olio nuovo o novello, o primolio, fate voi, ci si trovasse nella situazione di dover parlare di un’annata difficile, una da scrivere a caratteri cubitali negli annali per evitare di dimenticare. In effetti, per chi vive o fa dell’olivicoltura e dell’extravergine una ragione di vita, non un hobby, il campanello d’allarme era già suonato nel mese di luglio, quando le condizioni meteo erano tali da favorire la proliferazione della fastidiosissima mosca dell’olivo, o Bactrocera oleae. In verità, non serviva essere entomologi o agrometeorologi per capire cosa stava succedendo, bastava recarsi nell'oliveto - cosa che avviene regolarmente per chi fa olivicoltura seriamente - per vedere che la mosca imperversava sulle drupe, non servivano campionature o trappole varie per valutarne l’attacco, bastava un po’ di buonsenso. Ed ecco, quindi, si scrive da ogni dove di un’annata disastrosa, per quantità e qualità, con competenza o meno, di questa deriva pericolosa per il nostro paese, ma quasi nessuno dice che si tratta anche di un problema culturale, prima che colturale

Un abbraccio simbolico di uno dei patriarchi di Portocannone, simbolo della nostra cultura (foto Scuola del gusto)

La “Scuola del gusto”, dopo il successo del percorso formativo “Un Molise Extra-Ordinario”, che ha trattato, con numerosi esperti, tutte le problematiche riguardanti la filiera olivicolo-olearia, vuole proporre con forza, ancora una volta, il concetto di cultura, come unica possibile soluzione. Il primo appuntamento in tal senso, organizzato insieme all'Associazione Italiana Sommelier e patrocinato dai Lions Club di Larino, è proprio quello succitato, che si svolgerà presso l’agriturismo “I dolci Grappoli” di Larino, dove, alla presenza dei produttori, ci sarà la possibilità di parlare delle problematiche d’attualità, ma anche di degustare oli che sono riusciti a mantenere un buono standard qualitativo, pur in condizioni avverse. La seconda, in ordine temporale, ci sarà nel mese di dicembre, cui daremo ampio risalto e coinvolgerà il mondo produttivo, accademico, divulgativo e mediatico. Non mancate a questi appuntamenti.

Locandina dell'evento

PROGRAMMA DELLA SERATA

Ore 18:30
Visita guidata della Cantina Angelo D’Uva

Ore 19:30
La cultura dell'extravergine tra paesaggio e gusto – Scuola del Gusto 
Presentazione degli oli in degustazione – Vitor Fratini, Delegazione A.I.S. Termoli

Ore 20:00
Presentazione dei vini in degustazione - Angelo D’Uva

Ore 20:30
Cena degustazione in abbinamento oli e vini

*******

Menu della serata

Tris di bruschette agli oli monovarietali
Kantharos

Zuppa di ceci all’olio novello con crostini
Kantharos

Pollentina con fondo del brasato e olio novello
Safinim

Brasato con bietole cotte al vapore all’olio novello
Tintilia

Gelato al cioccolato purissimo con l’olio extra vergine novello


Scuola del Gusto
scuoladelgustolarino@gmail.com



giovedì 13 novembre 2014

DAL VINO MEDIATICO AL VINO 2.0

In un mondo dove la comunicazione scorre sempre più veloce attraverso i social, pervasa dal concetto di viralità, relegando quella su carta stampata a un cult per una piccola fetta di nostalgici, il mondo del vino, il motore del nostro comparto agroalimentare, per certi versi, sembra essere ancora un’isola felice per gli editori. Per quanto tempo ancora? Sarà vera gloria? 

di Sebastiano Di Maria (editoriale da Teatro Naturale)



Mentre buyer e opinion leader internazionali fanno un uso smodato del web 2.0 e i paesi del nuovo mondo enologico sono quelli che meglio lo interpretano, i nostri produttori, invece, si affidano spesso alla comunicazione su carta stampata o attraverso le recensioni sulle immancabili guide di settore, tant'è vero che, nel nostro paese, il loro numero si consolida ulteriormente con new entry di tutto rispetto, in parte figlie di lotte intestine e scissioni varie tra operatori, ma anche di giornalisti cui stava stretto il ruolo di comprimari.
Tra queste novità, quella che sicuramente ci ha incuriosito di più, non tanto per il suo carattere “essenziale” che gli ha impresso l’autore, è quella di Daniele Cernilli, ex guida storica del Gambero Rosso. In effetti, la guida non ha disatteso le attenzioni, in particolar modo per i lettori del Molise, per esempio, dove, una condivisione attraverso i social, ha creato un vero e proprio terremoto tra produttori e operatori del settore, per via di alcune considerazioni errate ed errori presenti nella guida, tanto da generare un sentimento di appartenenza e di condivisione che non si erano mai visti in passato per la piccola terra della Tintilia.

Fonte: web

Un’altra novità del panorama “guidaiolo” è stata Vitae, nata dall’azione della principale associazione di settore, l’Ais che, invece, si è focalizzata, oltre i soliti noti, sulle piccole denominazioni o sui vitigni “strappati all'oblio”, fautori della rinascita di territori. Se da una parte, quindi, le guide, o la carta stampata, fanno parlare ancora, nel bene o nel male, anche se date in declino progressivo nell'influenzare il consumatore di vino, la comunicazione attraverso la rete, rappresenta, invece, la vera forza del mercato del vino negli anni futuri. Il coinvolgimento personale che caratterizza la rete, attraverso la partecipazione e la condivisione dei contenuti, rappresenta, anche per le aziende vitivinicole, un treno da non perdere poiché il loro marketing è incentrato sul concetto di denominazione d’origine, ossia di un prodotto legato a un territorio; vendere vino significa vendere una regione, la sua storia, la sua cultura. Twitter, Facebook, Youtube o Instagram, sono alcuni dei mezzi che, integrati in siti internet ben curati, con immagini e video ad alta definizione, rappresentano la vera rivoluzione nel modo di fare comunicazione, quello che vuole la grande maggioranza degli importatori e distributori di tutto il mondo ma che, purtroppo, pone le aziende italiane in costante ritardo rispetto ai maggiori competitor internazionali. Altro dato preoccupante - spesso è sottovalutato - che invece emerge chiaramente da diversi studi, è anche la lentezza nella risposta a una mail - a volte ciò non avviene proprio - che ci pone in una situazione d’imbarazzo rispetto agli altri. Pur essendo poco attenti alle nuove forme di comunicazione, il nostro appeal agli occhi del mondo non scema, tutt'altro, se teniamo conto della storia vitivinicola, dalla qualità del vino e dal valore aggiunto dato dalla miriade di territori e dall'enorme biodiversità viticola.

Marketing virale Fonte: web

Non bisogna sottovalutare, poi, in tal senso, il mutamento della geografia dei consumi, con un profondo cambiamento nei paesi produttori, che ha fatto registrare un declino inesorabile degli stessi, bilanciato da una crescita costante nella restante parte del mondo. Riuscire a penetrare i nuovi mercati, dove l’innalzamento del livello socio-economico, e quindi della cultura, porta a un aumento del consumo di vino, può sviluppare una crescita dell’export che non può prescindere da una corretta comunicazione, ancor più forte se coordinata a livello territoriale. L’unione dei produttori e la condivisione, quindi, devono rafforzare il concetto di ambasciatori del consumo consapevole dei prodotti sul proprio territorio, creando i presupposti per essere competitivi anche sul mercato internazionale. Bisogna capire che, in un contesto che non da più punti di riferimento, vista l’enormità di scelta di vini di qualità presenti sul mercato, non è più sufficiente entrare nell'olimpo della critica enologica o essere citati nelle patinate guide, ma è necessaria la ricerca di una propria identità, autentica, trasparente, con un immagine aziendale che sia in grado di garantire ed evocare un prodotto e il sito aziendale ne è l’espressione principale in un mondo globalizzato. In Italia, poi, per esempio, si sta facendo anche l’errore a non favorire la promozione comune, come l’utilizzo dei fondi dell’OCM per i paesi terzi, spesi spesso come singoli o addirittura non utilizzati.

Fonte: web


Il sistema vitivinicolo italiano ha avuto un’evoluzione in base al momento storico nella forma comunicativa; se negli anni ’60, con la forte espansione dei consumi, il vino si vendeva da solo, quindi ci si concentrava solo sull'aumento della quota di mercato, già negli anni ’80, con la saturazione della domanda, si adottarono le prime strategie di marketing operativo, cercando di esaltare le qualità del prodotto rispetto alla concorrenza. Negli anni ’90, invece, con il superamento dell’offerta sulla domanda, diventava decisivo fidelizzare il cliente attraverso un marketing strategico, nella ricerca di segmenti o nicchie di mercato, nasce così il “vino mediatico”, fatto di concorsi, recensioni su riviste patinate, guide e quant'altro. Da allora si sono sempre più accentuati gli effetti del mercato globale, tanto che oggi ci s’imbatte nel complesso mondo degli operatori di mercato, che sono prima acquirenti e consumatori di mezzi e servizi, poi venditori di beni, oppure nel complesso mondo dei consumatori (produttori, buyer, intermediari, sommelier, divulgatori, ricerca ecc.).

Fonte: estratto della relazione tenuta durante il convegno a Divinolio 2014

Ed ecco quindi, come accennavamo in precedenza, diventa fondamentale comunicare in modo convincente che si tratta di un prodotto identitario, non replicabile, autentico. In definitiva, tutti i sistemi sono utilizzabili, ma, ovviamente, molti perdono d’effetto e mentre c’è chi si accontenta di ricavarsi un posto al sole in una guida di settore, che ormai nessuno compra più, visto che sono perlopiù rivendute ai produttori, ristoratori o agli associati stessi, nel nostro paese si perde d’occhio il vero sviluppo del vino nel mondo globalizzato, fatto di condivisione e marketing sociale.

molisewineblog@gmail.com


giovedì 6 novembre 2014

UNA TINTILIA TRA I PRIMI 25 VINI ITALIANI

Nei giorni scorsi è stata presentata a Milano, in anteprima nazionale, VITAE, la nuova guida italiana ai vini 2015 dell’Associazione Italia Sommelier, che per com'è organizzata e per la forza della maggiore associazione di settore, è stato l’evento dell’anno o, se vogliamo, la degustazione dell’anno. Sono 2000 le aziende recensite nella guida, per un volume di oltre 2000 pagine, di cui, i 400 migliori prodotti premiati con quattro viti, sono stati proposti al pubblico nella degustazione. Mentre c’è chi si affanna a produrre guide “essenziali”, citando solo produttori e vini che realmente valgono la pena provare (secondo l’autore), senza neanche farsi sfiorare dall'idea che forse c’è anche altro che meriterebbe palcoscenici più importanti, ecco che l’Ais, con un lavoro importante, istituisce anche un premio speciale, il Tastevin, riservato a 25 vini. Si tratta di “vini che hanno contribuito a imprimere una svolta produttiva al territorio d’origine, che rappresentano modelli di riferimento d’indiscusso valore nella rispettiva zona, o che hanno strappato all'oblio e riportato all'attenzione del settore vitigni dimenticati”. Queste sono le motivazioni di un premio che vuole mettere in risalto tante produzioni di qualità, troppo piccole e spesso ignorate dai soloni della comunicazione, che preferiscono farsi foraggiare dagli imprenditori del vino, le star, come qualcuno le ha definite, per poi rivendergli le copie. 

Da destra, il Presidente Ais Antonello Maietta, il Direttore della cantina Valtappino Luciano Cirucci, il coordinatore della guida Vitae Renato Paglia e il Vice Presidente Ais Roberto Bellini (Fonte Ais)

Giovanna Di Pietro, Presidente di Ais Molise, ci ha risposto così alla nostra domanda sulla guida e sulle forze messe in campo: “Esattamente un anno fa, dopo il divorzio dall'editore Franco Ricci con Bibenda, l’Ais si è messa letteralmente alla prova e per ogni regione si è costituito un panel di degustatori, almeno i produttori sanno chi ha degustato i loro vini” - rimarca con orgoglio la stessa - “con a capo un referente regionale della guida che, nel nostro caso, è il delegato di Isernia Carlo Pagano, esperto sommelier, persona molto umile e preparata”. Su come siano stati selezionati i vini, Giovanna dice che “hanno fatto un lavoro certosino assaggiando i vini per categoria, alla cieca come si conviene in questi casi. Dopo aver fatto tutte le valutazioni, ci è stato chiesto di nominare almeno due vini tra le eccellenze, sarebbe stata, poi, un’ulteriore commissione di Milano ad assaggiarle e a designare il vino da premiare”. La stessa, poi, ha tenuto a precisare, di essere particolarmente contenta che la scelta dei vini da inserire nel premio speciale abbia riguardato una Tintilia, “fiore all'occhiello della nostra enologia regionale”.



Tintilia Embratur Riserva 2007 Cantina Valtappino (Fonte Ais)

Tra i premiati con il prestigioso Tastevin, come dicevamo poc'anzi, anche un’azienda molisana, la Cantina Valtappino di Campobasso, una realtà storica del territorio. Abbiamo avuto modo già di parlare in maniera approfondita di quest’azienda con il suo direttore Luciano Cirucci, in questo post (andate a rileggerlo per approfondimenti), che ci ha raccontato tutta la storia di un sodale, che, purtroppo, ci duole costatare, è ancora legato allo stereotipo di cantina sociale, di cui ha perso, nel tempo, i connotati, poiché è gestita da privati. Non solo sono stati i primi a imbottigliare la Tintilia già nel 1998, quando se ne cominciò a parlare, potendo contare sulle uve dell’areale originario della coltivazione del vitigno, dove insiste anche la cantina, ma hanno sempre perseguito la scelta della qualità e della ricerca sul vino relativo, facendo anche la scelta coraggiosa di produrre una riserva, attraverso un lungo affinamento in legno grande di ben quattro anni (gli unici in Molise) che, per l’annata 2007, attualmente in commercio, è stato un vero e proprio successo di consensi. Il Tastevin assegnato a Milano, non uno per Regione, come qualcuno potrebbe malignare, bensì per i 25 vini che hanno superato la soglia dei 90 punti in guida, rappresenta un ulteriore riconoscimento prestigioso per la cantina, per le aree interne, quelle “montagne” che riescono a produrre eccellenze (#nonditeloacernilli), e per le scelte produttive coraggiose che vanno controtendenza, “vanno in bottiglia solo i vini che realmente lo meritano”, chiosa con orgoglio Cirucci.  

Tastevin e guida (Fonte Ais)
“L’appuntamento di Milano”, ci ha raccontato il Direttore della Valtappino, “è stato preparato in maniera impeccabile, tutti i sommelier presenti alla degustazione, assegnati per ogni azienda, erano preparatissimi e conoscevano bene il Molise. C’è stata molta curiosità, poi, di tutti quelli che si sono avvicinati a degustare la nostra Tintilia, hanno chiesto informazioni sul vitigno, sul vino e sul territorio”.  Lo stesso Cirucci, poi, con una punta d’orgoglio, ci ha detto che “essere vicino a mostri sacri dell’enologia, è motivo d’onore per l’azienda, per la Tintilia e per tutto il Molise”, non solo, “non ho fatto mancare il mio appello a venire a nella nostra regione, a conoscere i suoi produttori, i suoi vini, la sua cultura, le aree interne dove si possono fare vini di grande qualità”. Questo riconoscimento, oltre ad un essere un premio per l’azienda, è un risultato importante che deve spingere, ora più che mai, verso la costituzione di un Consorzio di Tutela della Tintilia (indicazioni in tal senso sono emerse già durante il Divinolio), per svincolare i produttori da quello esistente ove non riescono ad agire perché stritolati dall'immobilismo delle realtà cooperativistiche, per fare rete, condivisione e comunicazione, per affrontare il mercato globale condividendo i medesimi obiettivi e le stesse responsabilità, raggiungibili più facilmente e con meno fatica rispetto a quelli che si muovono da soli.  

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com



martedì 28 ottobre 2014

VENDEMMIA, MERCATO E STRATEGIE FUTURE IN MOLISE

Confermate le previsioni che avevano preannunciato un calo del 25-30 per cento nella produzione rispetto al 2013. L’esperto Sebastiano Di Maria, corrispondente della testata "Il Corriere vinicolo", traccia un quadro complessivo del settore vitivinicolo molisano, parlando anche delle prospettive future. «Purtroppo le condizioni meteo si sono mostrate non proprio favorevoli anche durante il periodo estivo, quando erano necessarie giornate assolate, invece di pioggia e basse temperature», commenta l’esperto nell'intervista. 


di Alessandro Corroppoli 

La mano lunga della crisi si è spinta sino a toccare anche uno dei settori che meglio di altri aveva ammortizzato i colpi della depressione economica e sociale, l’agricoltura. Le previsioni pre-vendemmiali, fatte a cavallo tra agosto e settembre, preannunciavano la possibilità di un calo di quantità di uva prodotta pari a circa il 15 per cento, su scala nazionale, rispetto all’annata precedente. E del 25-30 per cento su scala regionale. Previsioni, purtroppo, confermate da Sebastiano Di Maria, corrispondente per il Molise e l’Abruzzo, de “Il Corriere Vinicolo”, storica testata di settore. L’esperto traccia un quadro complessivo sull'annata sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo, senza dimenticare le prospettive future di un settore, come quello vitivinicolo, in forte espansione. 

Grappoli di Tintilia

Le previsioni di una produzione ridotta in termini percentuali, lette da più parti, sono state rispettate o smentite?
«Come già evidenziato, le previsioni erano tutt'altro che positive. Le stime parlavano di un calo intorno al 15 per cento. In realtà, mentre si stanno raccogliendo gli ultimi grappoli di uva, si può tranquillamente dire che sono state anche fin troppo ottimistiche: in alcune zone ci si è avvicinati anche a punte del 25-30 per cento. Questo vale anche per il Molise: dopo un’attenta analisi tra i maggiori produttori regionali, il dato da me riportato sul Corriere Vinicolo è pressoché confermato». 


Quali sono state le cause di questo calo vistoso e quali ripercussioni avrà, per l’Italia, sul mercato internazionale?
«Sicuramente le condizioni meteorologiche non favorevoli durante le fasi di fioritura e allegagione hanno portato a questi risultati. Secondo le stime di Assoenologi si dovrebbero produrre 42 milioni di ettolitri di vino, ai livelli della Spagna, ma ben al di sotto dell’exploit dello scorso anno pari a 47 milioni di ettolitri. Numeri, invece, ad appannaggio dei transalpini, che porterebbero la Francia, dopo due annate difficili, a primeggiare a livello mondiale».


Oltre a un calo evidente della produzione, era stata preventiva anche una sostanziale difficoltà nel garantire una buona qualità delle uve, imputabile a diversi fattori, e quindi un’annata non proprio da ricordare per il vino. Come giudica quest’aspetto?
«Purtroppo le condizioni meteo si sono mostrate non proprio favorevoli anche durante il periodo estivo, quando erano necessarie giornate assolate, invece di pioggia e basse temperature. A questo si sono aggiunte fitopatie come oidio e peronospora, come conseguenza del decorso stagionale, molto aggressive e difficili da controllare. Solo in alcune regioni, in particolare nel centro sud, le favorevoli condizioni meteo di settembre, con giornate assolate e calde, hanno ridato il sorriso a molti viticoltori». 

Grappoli di Montepulciano 

Per il Molise, oltre ad un calo vistoso, come reputa la qualità del vino?
«L’annata è da considerarsi tra le più difficili degli ultimi anni però, in compenso, la qualità del vino è molto buona. Il clima soleggiato del mese di settembre ha favorito una maturazione ottimale delle uve, mi riferisco alle uve a maturazione tardiva. Fatto questo che ha permesso di produrre un ottimo prodotto, di qualità, facendo recuperare parte del terreno perso in precedenza. Ovviamente, come in tutte le annate non facili, ci sarà un’ampia variabilità legata alle posizioni dei vigneti, alle cure di coltivazione e alla selezione del prodotto». 

Quali sono le uve maggiormente prodotte in Regione?
«Senza dubbio la varietà Montepulciano, per le uve rosse, e i Trebbiani, per le uve bianche che sono anche le più coltivate. Poi ci sono altri vitigni italiani come Sangiovese, Falanghina e Aglianico, oppure internazionali come Chardonnay, Cabernet e Pinot Grigio, che forse molti non sanno essere il vino italiano più bevuto al mondo, il cui mosto è particolarmente appetibile per le grandi cantine e gruppi imprenditoriali del nord. Molto più lontano la Tintilia, l’autoctono simbolo dell’enologia regionale, ancora una nicchia, che deve crescere assolutamente».

Più volte ha “denunciato” un immobilismo da parte delle istituzioni nella promozione dell’enologia molisana. Mi riferisco a un Consorzio di Tutela che, di fatto, esiste solo sulla carta, oppure alla difficoltà di fare squadra in senso generale. E’ cambiato qualcosa e come ritiene si possa migliorare in tal senso? 
«Purtroppo, bisogna costatare che, pur con una crescente consapevolezza nella qualità dei vini che si possono ottenere da un territorio come quello molisano, non vi è un’altrettanta lungimiranza nell'aspetto promozionale. Ancora una volta il Molise non utilizza i fondi dell’Ocm vino, ma non è una novità, per la promozione nei paesi terzi, soprattutto per mancanza di strategia e condivisione. Al Vinitaly, un numero di produttori sempre crescente preferisce stand propri a quello istituzionale della Camera di Commercio perché meglio rappresenta le singole aziende agli occhi degli operatori di mercato, come un vestito costruito su misura. Sarebbe ora che lo stand fosse ripensato in tal senso, come singoli spazi riservati, come accade per tutte le altre regioni, magari per poter accogliere tutti i produttori della Regione».

Spazio espositivo del Molise al Vinitaly

In sostanza sta dicendo che ogni azienda provvede di suo all'approccio con il mercato, mentre ci sono risorse inutilizzate che agevolerebbero il compito, anche in ottica sinergica, poiché poi i numeri sono sempre piccoli se confrontati con altre realtà produttive… 
«Esatto, non dimentichiamo che siamo appena l’1 per cento della produzione nazionale, a voler essere ottimisti. Quindi, a chi potrebbero interessare i nostri vini, soprattutto in un mercato globale? Invece, un brand unico o una strategia comune darebbe una visibilità maggiore che gioverebbe a tutto il mondo produttivo molisano. Non dimentichiamoci che molte uve e/o vini sono meta di cantine e/o imbottigliatori di fuori regione». 

La Tintilia sarebbe l’ambasciatrice della nostra produzione, quali altri vini potrebbero affiancarsi come espressione territoriale?
«Sicuramente, è veicolo perfetto per gli altri vini molisani: basti pensare che bottiglie di Tintilia erano presenti all’Expo londinese del 1862. Però, non vanno dimenticati il Cabernet sauvignon, Aglianico e Falanghina, che sempre più spesso vengono premiati, riconoscimento verso un territorio vocato e un’attenzione e cura crescente. Bisognerà avere pazienza e perseveranza».

Per terminare, ha accennato all’Expo. Quello di Milano, nel 2015, potrà essere una vetrina importante anche per il Molise del vino?
«Ho avuto modo di parlare con qualche produttore molisano che vi parteciperà con costi importanti. Sinceramente, al netto di organizzazione, logistica e quant’altro, non credo che sia una vetrina giusta o che possa portare vantaggi di sorta. Ci sarà un’etichetta in esposizione, a mo’ di quadro, con la possibilità di degustare, ma il produttore dove sarà? E il territorio, con la sua storia e la sua cultura, che ne sono espressione?». 

Intervista pubblicata su Primonumero il giorno 26 ottobre 2014



sabato 25 ottobre 2014

sabato 18 ottobre 2014

IN MOLISE NON SI PUÒ FARE VITICOLTURA

Lo dice una delle più importanti firme del giornalismo enologico italiano, nella sua "Guida essenziale dei vini 2015", in cui dedica solo due facciate al Molise


Estratto da "Guida essenziale dei vini 2015" di Daniele Cernilli (Ed. Mondadori)

Poi diteci se non bisogna arrabbiarsi quando si leggono certe cose, e non è la prima volta che lo facciamo con questo giornalista, scrivemmo un post nel blog due anni fa, che già "denunciava" un atteggiamento di spocchia, superficialità e, soprattutto, di distorsione della realtà inaccettabile. Si parla di Daniele Cernilli, uno dei giornalisti del vino italiani più conosciuto al mondo, ex Gambero Rosso, ex AIS Bibenda, per intenderci. Nell'immagine c'è una delle due facciate (solo due) che dedica al Molise del vino nella sua "Guida essenziale ai vini d'Italia 2015", edita da Mondadori. Oltre a dimenticare la DOC Tintilia nell'elenco (dice che fa storia a se!!!!), ad inserire un solo produttore in recensione (forse perché conosce solo quello) che, ovviamente, non riporto, e altri piccoli errori sparsi, tira ancora fuori 'sta storia che il Molise è soprattutto montagnoso, ergo, non si può fare viticoltura (lo disse in un intervista video allo stesso produttore recensito). Ma dove 'sta scritto? Ma se la Tintilia era diffusa soprattutto nelle zone "montagnose" interne. Poi, secondo le convenzioni europee, per definire montagna (in Molise il 55%, fonte: Wikipedia, resto è collina), l'altezza deve essere almeno di 600 m s.l.m. e il suo aspetto deve essere parzialmente impervio (questo non c'è mai stato in Molise). Si possono citare decine di esempi in Italia dove si fa viticoltura di qualità in "montagna", come la definisce lui. 

Areali di coltivazione della Tintilia in Molise a fine '800 (Fonte: Tintilia del Molise, 2007)
Questo post, condiviso su Facebook, ha avuto molte reazioni da parte del mondo produttivo, di operatori del settore e gente comune che hanno stigmatizzato, con forza, le parole di questo giornalista del vino e, in generale, di tutti coloro che fanno disinformazione sul Molise e sulle sue risorse. Dopo le rimostranze che verranno mosse verso questa firma del giornalismo enologico, gli interlocutori  hanno preso un impegno comune per creare una sinergia tra produttori e operatori in modo da dare più forza ad un movimento troppo frammentato, colpa anche di un Consorzio di tutela che esiste solo sulla carta.  
Tempo addietro, in un post nella rubrica Enosnob sul suo portale Doctor Wine, il giornalista succitato scrisse: "Consentitemi uno sfogo, vi prego. Direi che me lo posso permettere dopo tanti anni di onorato servizio nel mondo del vino, tra degustazioni, appassionati a volte un po’ maniacali, bevitori simpatici e produttori che qualche volta confondono le loro bottiglie con dei prolungamenti alcolici della loro personalità". ECCO, CONSENTITEMI UNO SFOGO, ANCHE SE NON ME LO POSSO PERMETTERE NON AVENDO TANTI ANNI DI ONORATO SERVIZIO NEL MONDO DEL VINO BLA BLA BLA .....: VERGOGNA.

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com


venerdì 10 ottobre 2014

NEW MASSERIE FLOCCO, INNOVAZIONE CON FORTE LEGAME STORICO

Una delle realtà vitivinicole più importanti del panorama enologico molisano, soprattutto in termini di estensione della superficie vitata, pari circa a 85 ettari, è l’azienda Masserie Flocco, sodale che si riaffaccia, con una nuova veste, nel complesso e variegato mondo del vino, animata dalla passione di giovani guide che ne scriveranno i futuri successi, personali e di una Regione che ha voglia d’emergere. Il cuore dell’azienda è situato nelle campagne di Portocannone, piccolo Comune prossimo alla costa molisana, da cui dista circa 10 km, una finestra sull’Adriatico e sulle isole Tremiti, una delle tre comunità Arbëreshë della Regione, che conservano i caratteri - tradizioni, cultura e folklore - delle loro origini e di una terra ricca di storia, borghi, paesaggi e sapori, quella molisana, spesso ai margini e vero scrigno di bontà. 

Particolare del logo aziendale

L'intervista ad Antonio Grieco


La nuova guida aziendale, nelle mani della famiglia Grieco, di origini pugliesi, ha rilevato, lo scorso anno, una realtà in un momento difficile, anche per scelte produttive discutibili, come puntare su vitigni internazionali mentre il mondo enologico andava verso la scoperta della territorialità e dei vitigni autoctoni. Proprio Antonio Grieco, primogenito di famiglia e amministratore dell’azienda, ha tenuto a precisare, nelle sue prime parole della nostra visita, “il carattere e la forza di un territorio che non ha ancora espresso le sue enormi potenzialità”. Come non essere d’accordo con lui. Con Manuela Cecca, responsabile comunicazione e marketing, e alla vulcanica Maria Concetta Raimondo, enologo d’esperienza e punto fermo, ormai da anni, dell’azienda, Antonio Grieco ha costruito la nuova squadra che, attraverso cospicui investimenti, in cantina con nuove attrezzature all'avanguardia e in vigna con progressive riconversioni varietali e sistemi di allevamento, oltre che nello "scouting" del mercato, vuole dare una svolta decisiva nella produzione di vini territoriali di qualità, con un forte legame alla storia

L'intervista all'enologo Maria Concetta Raimondo


Immagini aziendali (Ufficio Stampa Masserie Flocco)

Una prima svolta, in tal senso, c’è stata già con il restyling del logo aziendale, attraverso l’adozione dell’alfabeto osco, utilizzato dalle popolazioni pre-italiche del meridione, dove l’azienda affonda le radici, proprio nella terra degli Osci, una delle due IGT molisane. Vini che parlano la stessa lingua e sempre lungo questo binomio costante, un ponte aperto tra passato e futuro, nasce la nuova etichetta “Passo alle Tremiti” con tre vini espressione di un solo territorio, una Falanghina DOC, un Molise Rosato DOC e un Molise Rosso DOC da uve Montepulciano, due vitigni che, di fatto, rappresentano la storia vitivinicola del Molise e dove hanno trovato un terroir di elezione. 

La linea "Passo alle Tremiti"

La linea "Poderi"

Una piccola Regione come il Molise è pervasa da un grande fermento enologico, nuove aziende nascono e sempre maggiore consapevolezza avvolge un settore produttivo che può contare su diversi terroir di elezione, che nulla hanno da invidiare a realtà più blasonate, oltre che su un vitigno autoctono dal forte carattere come la Tintilia, sfida raccolta anche dalla famiglia Grieco che la presenterà al prossimo Vinitaly. Una nuova generazione di vignaioli sta nascendo, per l’appunto, giovani e determinati, che stanno dando una risposta importante a un settore dove latita il cooperativismo, quello dei grandi volumi e di qualità, tranne qualche eccezione, mentre molte delle uve o vini, purtroppo, sono ancora meta di cantine o imbottigliatori fuori dai confini regionali. Un encomio va ad Antonio Grieco e alla sua famiglia, che hanno deciso di investire in questa terra, credendo fortemente nei suoi valori, nella sua storia e nelle sue potenzialità, nella sfida di produrre grandi vini in questo piccolo angolo, sentimenti che ci sentiamo di sposare in pieno.

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...