venerdì 1 marzo 2013

BORGO DI COLLOREDO: IL MOLISE DIVINO DA RACCONTARE

Ieri pomeriggio, presso le cantine Borgo di Colloredo di Campomarino, si è svolta la seconda uscita didattica del corso “Un Molise divino”. Enrico e Pasquale Di Giulio, ultima generazione di una famiglia di viticoltori originari di Tollo (CH), sono alla guida di una delle aziende vitivinicole più importanti e all'avanguardia della regione, sia per superficie investita a vigneti che per la meccanizzazione quasi totale di tutte le operazioni colturali. L’azienda ha una superficie vitata pari a 50 Ha, tutti allevati a spalliera con sistema di potatura a Guyot e cordone speronato, mentre altri 20 Ha circa saranno reimpiantati a breve e andranno a sostituire gli ultimi impianti a tendone rimasti, quelli che hanno contribuito alle fortune della vicina Cantina Cooperativa di Nuova Cliternia, di cui i Di Giulio sono stati soci fondatori. Come poc’anzi detto, l’azienda ha provveduto, attraverso la riconversione varietale e del sistema di allevamento, alla modernizzazione e alla meccanizzazione integrale dei vigneti, grazie all’ausilio di macchine scavallatrici che eseguono tutte le operazioni colturali più importanti, dai trattamenti fitosanitari alla raccolta, dalla pre-potatura alla cimatura. Anche l’imponente cantina è dotata di tutte le tecnologie all’avanguardia, che permettono di gestire la qualità dell’uva attraverso l’espressione delle caratteristiche varietali e territoriali.
 
Enrico Di Giulio durante la visita in cantina
La filosofia produttiva dell’azienda, come ha tenuto a precisare Enrico, che si occupa della parte enologica, è votata alla produzione di uva di qualità, fatta senza invasioni in vigna, dove si adotta la lotta integrata anche con l’ausilio anche di mezzi che la scienza mette a disposizione per la lotta biologica, nel rispetto della sostenibilità ambientale. L'azienda è autonoma da un punto di vista energetico, potendo contare su una produzione di energia elettrica pari a 160 kW da pannelli fotovoltaici posti sulle coperture delle strutture. La raccolta, pur se eseguita meccanicamente, preserva intatte le qualità delle uve attraverso una serie di pratiche agronomiche, come quelle che consentono di avere la fascia produttiva situata alla stessa altezza, senza grappoli in posizioni diverse, attraverso una corretta gestione del verde (sfogliature e scacchiature) e l’adozione di un sistema di potatura rivoluzionario, quello proposto dagli agronomi friulani Simonit e Sirch, di cui ho parlato qui, che consentono di gestire in maniera ottimale la vite e la sua longevità. Generalmente, la raccolta delle uve è effettuata nelle ore fresche della giornata che, già nel carro di trasporto, sono leggermente solfitate per evitare fenomeni ossidativi, oltre l’ausilio di neve carbonica che serve per bloccare eventuali fenomeni fermentativi e preservare, in questo modo, gli aromi contenuti nelle bucce. Quello della criomacerazione, poi, è una prerogativa soprattutto dei mosti ottenuti da uve bianche che l’azienda adotta anche per i rossi, con l’obiettivo di ottenere, nella prima fase, l’estrazione delle sole molecole aromatiche contenute nelle uve, prima che siano estratte le sostanze coloranti.
 
Vigneto a cordone speronato e vendemmiatrice
Il 70% della produzione aziendale è destinato al mercato estero, nord europeo in particolar modo (Germania, Olanda, Belgio, Svizzera, Danimarca) e nord americano, oltre che da importatori orientali. Il 20%, invece, è destinato al mercato regionale, con ottimi riscontri di vendita. Alla domanda di uno studente circa gli effetti della crisi globale sulla vendita di vino, Enrico ha risposto che l’azienda ha mantenuto tutte le posizioni, addirittura con un trend in leggera crescita per alcuni segmenti, che dimostrano la qualità e i rapporti di fiducia che l’azienda gode nel mercato enologico. Tale situazione è suffragata da un aspetto non indifferente, ossia da una politica aziendale molto coraggiosa che prevede la consegna del vino solo previa pagamento anticipato. Dopo la visita in cantina e al parco macchine aziendale, dove i ragazzi si sono soffermati a chiedere lumi sull’utilizzo delle varie attrezzature che permettono una meccanizzazione quasi totale, ci si è trasferiti presso la vicina Masseria le Piane, un vecchio casolare che un tempo ospitava nelle sue stalle i greggi e le mandrie di animali che si muovevano lungo il tratturo nella transumanza. La ristrutturazione, mantenendo intatte quelle che erano le caratteristiche architettoniche tipiche, ha restituito un edificio ricettivo di pregevole fattura, circondato dai vigneti dell’azienda e con lo sguardo rivolto al mare e alle isole Tremiti.
 
Enrico Di Giulio durante la degustazione presso la Masseria le Piane
Nel grande salone, un tempo occupato dagli animali, al tepore di un grande camino acceso come nella tradizione contadina, si è svolta la degustazione guidata di tre vini dallo stesso Enrico Di Giulio: una Falanghina del Molise DOC 2011, un’anteprima di Sangiovese Terre degli Osci IGT 2012 e un Aglianico Terre degli Osci IGT 2008. I tre vini si aggiungono alla triade di prestigio Gironia, in degustazione nelle lezioni didattiche con i sommelier. I ragazzi del corso e la parte adulta, formata da professionisti e consumatori con la sete di sapere, hanno espresso giudizi lusinghieri sulla qualità elevatissima su tutta la realtà produttiva, spesso alla ribalta per i premi e i riconoscimenti assegnatele. Proprio il fine settimana prossimo, in quel di Vasto, l’azienda riceverà la Corona per il Gironia Rosso Riserva del 2006, un blend di Montepulciano e Aglianico (DOC Molise), premio attribuito dalla guida Touring Club – Vini buoni d’Italia. Ed io non mancherò per raccontare il tutto.
 
Sebastiano Di Maria
 
 
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